21 ottobre 1981, Straullu, i Nar, il volantino contro TP

Vale telefona qualche ora dopo ad alcuni quotidiani per rivendicare l’attentato [contro il capitano Straullu e il suo autista]. Lui, Soderini e la Mambro vorrebbero «intitolare» a Nanni De Angelis  il gruppo di fuoco che ha sparato, mentre Alibrandi suggerisce di dedicarlo a Franco Anselmi, il «padre» dei Nar. Sarà la scelta definitiva. Poi tutti a pranzo in un ristorante toscano dalle parti di Porta Pia e, nel pomeriggio, a vedere Excalibur, sulla saga di re Artù: un film «cult» per il neofascismo dei primi anni Ottanta. Due giorni dopo i Nar inviano all’Ansa e alla Repubblica il testo di un comunicato scritto a quattro mani da Cavallini e Mambro:
Nuclei Armati Rivoluzionari Gruppo di fuoco «Franco Anselmi»
Mercoledì 21 ottobre alle ore 8.50 abbiamo giustiziato i mercenaritorturatori della Digos Straullu e Di Roma. Ancora una volta la giustizia rivoluzionaria ha seguito il suo corso e ciò resti di monito per gli infami, gli aguzzini e i pennivendoli. Chi ancora avesse dei dubbi circa la nostra determinazione e le capacità dei combattenti rivoluzionari ripercorra le tappe di questo ultimo anno e si accorgerà che il tempo delle chiacchiere è finito e la parola è alle armi. Segue un elenco di rivendicazioni di omicidi: Il 6 gennaio u.s. abbiamo giustiziato l’infame delatore Luca Perucci, che aveva permesso l’attacco della magistratura bolognese contro le formazioni rivoluzionarie dopo aver rivelato un cumulo impressionante di notizie false, tendenti alla criminalizzazione delle avanguardie rivoluzionarie. Precedentemente abbiamo giustiziato il demenziale profittatore Francesco Mangiameli, degno compare di quel Roberto Fiore e di quel Gabriele Adinolfi, rappresentanti naturali della vigliaccheria cronica. Non c’è spazio tra noi per gli scribacchini della Rivoluzione, incantatori di animi in buona fede: la mano della giustizia attende anche loro! Non faida, quindi, bensì giustizia rivoluzionaria. Il 30 settembre u.s. abbiamo giustiziato l’infame delatore Marco Pizzari, responsabile della cattura e dell’assassinio del militante rivoluzionario Nazareno De Angelis, che, pur non appartenendo alla nostra organizzazione, godeva della stima e del rispetto di quanti di noi l’hanno conosciuto. La sua morte gridava Vendetta e Vendetta è stata, anche se solo in parte: altri ancora dovranno pagare, non ultimi coloro i quali non hanno perso tempo a «vendicarlo» con le parole, dai soliti lidi sicuri, aggiungendo alla vigliaccheria la mistificazione nel momento in cui hanno osato prendere le difese di un infame quale è Ciavardini Luigi. Mercoledì, per ultimo, è toccato a Straullu! I suoi misfatti erano ben superiori al già grave fatto di appartenere alla cricca degli aguzzini di Stato. Ben sappiamo in che condizioni taluni camerati sono usciti dal suo ufficio, dopo ore di sevizie. Ben sappiamo le pratiche laide che adottava nei confronti delle donne dei camerati in galera. Ben sappiamo come usava vantarsi di tutto ciò. Finché la mano della Giustizia l’ha raggiunto e annientato, come non tarderà a raggiungere e annientare chiunque lo meriti! Questa, oggi, è la nostra missione! Non abbiamo né poteri da inseguire, né masse da educare, per noi quello che conta è rispettare la nostra etica per la quale i nemici si uccidono ed i traditori si annientano! La volontà di lotta ci sostiene di giorno in giorno, il desiderio di vendetta ci nutre. Non ci fermeremo!!! Non temiamo né di morire, né di finire i nostri giorni in carcere; l’unico timore è quello di non riuscire a far pulizia di tutto e di tutti ma, statene certi, finché avremo fiato non ci fermeremo!!!
Roma, 23 ottobre 1981
Nuclei Armati Rivoluzionari
Gruppo di fuoco «Franco Anselmi»

Dall’interrogatorio di Francesca Mambro del 12 aprile 1984:
La mattina del fatto io mi occupai ancora una volta di andare sotto casa dell’ufficiale e vidi che si era recato a prelevarlo un agente con il maglione rosso, che io avevo già visto uno o due giorni prima, ma che si trovava alla guida di una macchina non blindata. Noi, viceversa, immaginando il contrario, avevamo predisposto le armi nell’ipotesi che si fosse servito di detta auto e per far ciò avevamo perso anche un po’ di tempo in quanto non disponevamo del Fal e del Garand, che forse era rotto. Precedetti l’auto fino al posto dove si trovavano tutti gli altri e questo fu il segnale che stava per sopraggiungere l’auto dello Straullu. Subito dopo iniziò il fuoco e io scesi dalla macchina per avvicinarmi, una volta cessati gli spari, in quanto pensavo di prendere la pistola Beretta 93R, che supponevo potesse essere in dotazione allo stesso Straullu.  
Ma sappiamo che non gliela faranno prendere. Torniamo ai nostri colloqui. Quando le chiedo come nacque l’idea della lancia indiana, la Mambro risponde così:
Ma queste sono cose… No, non entriamo in certi macabri particolari. Ci sono persone che sono morte per difendere lo Stato, per un’idea di Stato in cui credevano, e quindi per queste persone oggi ho il massimo rispetto.
Le domando se avevano capito che dopo quel massacro per loro sarebbe finita.
Sì, io perlomeno ne ero certa. Ormai, dopo l’arresto di Valerio, io andavo avanti più per mostrare a lui e agli altri che erano dentro che non ci eravamo dimenticati di loro, che eravamo ancora forti. Certe cose, in realtà, le abbiamo fatte più per questo che non per altro…
La previsione è azzeccata. Dopo la «fucilazione» di Straullu e Di Roma, la polizia colloca il gruppetto nero in cima alla lista dei ricercati. E non solo. Entrano in scena anche i servizi.
FONTE: Il piombo e la celtica/Nicola Rao

La rivendicazione finirà per rappresentare il messaggio nella bottiglia di una pattuglia di sopravvissuti che si avvia sorridente al sacrificio finale. Manca ogni riferimento a De Luca: per i giudici troppi sanno che ha “tirato una sola” ad Alibrandi e sarebbe come firmare il delitto. Ma chi lo conosce bene sostiene che “Alì” non era tipo da mischiare politica e storie personali. Anche le parole servono a regolare i conti: Mangiameli è definito un demenziale profittatore, compare di quel Roberto Fiore e di quel Gabriele Adinolfi, esponenti di spicco della vigliaccheria nazionale. Pure Ciavardini è accusato di delazione. La decisione di accomunare un leader come “Ciccio” a due “infami” come Perucci e Pizzari e a due poliziotti scatena la furia di Nistri che fornisce senza settarismi case e documenti per tutti ma condanna senza mezzi termini l’esecuzione del leaderdi Tp e la campagna d’odio contro Fiore e Adinolfi, riconosciuti, sia pure contraddittoriamente, ancora come suoi leader.
FONTE: Guerrieri/UMT

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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