La battaglia di Marsiglia. Pulvirenti: la grande truffa degli hooligans

battagliaLa battaglia di Marsiglia pone all’evidenza il fallimento totale della gestione dell’ordine pubblico da parte della gendarmeria francese. E’ ovvio che se hai costruito uno schema di gioco sul pericolo Isis è difficile fronteggiare bande di ubriaconi violenti e avezzi alla lotta di strada. Ma dietro questo errore c’è un colossale bug culturale. Ce lo spiega Luigi Pulvirenti, il giornalista che ha scritto con Michele Spampinato la storia della curva Nord di Catania (un magnifico libro) e che oggi sulla sua pagina facebook smonta le false opinioni correnti sulla fine dell’hooliganismo con una stringente analisi storica e sociale. Ve la ripropongo integralmente …

Soltanto chi non ha mai messo piede dentro uno stadio, non ha mai seguito una partita in TV, e parla per sentito dire, poteva credere alla favola degli hooligans debellati. Con il risultato oggi di trovarsi spiazzato di fronte ai fatti di Marsiglia.
Gli hooligans non sono stati debellati in nessuna parte d’Europa. Basta leggere le cronache di ciò che accade nei campionati serbo, polacco, bulgaro, russo, turco, di ciò che succede durante i turni di Champions o Europa League, ampiamente documentati su YouTube, per farsi una idea. Il fatto è che per la vulgata mainstream il concetto hooligans rimane associato al calcio inglese e sono anni, almeno dall’emanazione del Taylor Act (successivo non ai fatti dell’Heysel, come molti credono, ma a quelli di Hillsborough nell’89; per i quali di recente il premier inglese Cameron ha chiesto scusa ai familiari degli 89 tifosi rimasti uccisi, per l’enorme campagna di disinformazione orchestrata da Scotland Yard; ma questa è un’altra storia), e da due decenni a questa parte racconta di un calcio restituito alla civiltà grazie alle misure fortemente repressive (su tutte l’arresto in fragranza e il giudizio per direttissima dentro lo stadio) e alla costruzione di nuovi stadi, realizzati in modo da garantire il massimo comfort, sì, ma soprattutto il massimo di sicurezza e possibilità d’intervento delle forze dell’ordine. Se davvero fosse vero, nel senso che la scomparsa degli hooligans fosse avvenuta in conseguenza di tali misure, ci sarebbe solo da applaudire, prima, e imitare, dopo. Il fatto è che la scomparsa degli hooligans non è un dato di fatto o un processo irreversibile, ma semplicemente un risultato a connotazione geografica: gli hooligans sono scomparsi dagli stadi. Per il resto vivono e lottano insieme a noi. E sono scomparsi dagli stadi quasi esclusivamente in seguito alla politica dei prezzi decisa a livello centrale, dalla Football Association, e praticata in tutti gli stadi, dalla Premier in giù. Una gradinata a 35/40 sterline ha automaticamente tagliato fuori dalla possibilità di accedervi buona parte degli esponenti della working class, principale bacino di reclutamento degli hooligans; i quali hanno semplicemente spostato il loro campo d’azione dagli stadi ai pub, alle stazioni della metro, dandosi talvolta appuntamenti infrasettimanali in aperta campagna.
La realtà è cruda, la verità, come sempre, nuda. Che ci venga risparmiata almeno la tiritera sulla improvvisa recrudescenza o sul trovarsi spiazzate le forze di sicurezza di fronte ad un fenomeno che si credeva debellato (tra l’altro i responsabili della divisione contro le violenze negli stadi del ministero dell’interno francese, già a fine maggio denunciavano il rischio di scontri tra russi e inglesi a Marsiglia; la città che durante i Mondiali del ’98 fu teatro di scontri tra inglesi, ultras del Marsiglia e ragazzi delle banlieu tunisine). Vorrebbe dire essersi fatti fregare dalla, questa sì, straordinaria capacità degli inglesi di aver saputo nascondere la polvere alla vista di tutti, semplicemente mettendola sotto il tappeto.
Luigi Pulvirenti

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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