Fioroni: le mezze verità su Moro costruite a tavolino da Morucci e i servizi segreti
Hanno lavorato in molti a costruire la verità giudiziaria sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro ma quello che sappiamo è solo un pezzo molto piccolo di verità, la parte “dicibile”. Sono sconvolgenti le conclusioni a cui giunge il presidente della III commissione parlamentare Moro, Giuseppe Fioroni che, ricordiamolo, non è un grillino rampante ma un pacatissimo democristiano di lungo corso: nel 1989, a poco più di 30 anni, fu eletto sindaco di Viterbo per entrare alla Camera nel 1996, con il Partito popolare. Perché alla fabbricazione di questa verità di comodo hanno lavorato molti pezzi importanti dello Stato, protagonisti della vittoria sulle Brigate rosse: i leader politici della lotta al terrorismo, Cossiga per la Dc e Pecchioli per il Pci, magistrati di punta come Imposimato, i vertici dell’amministrazione penitenziaria, uomini dei servizi segreti civili.
TUTTI GLI UOMINI DELLO STATO AL LAVORO CON MORUCCI – “La costruzione della verità giudiziaria sulla vicenda Moro appare legata all’azione di una pluralità di soggetti che operarono attorno al percorso dissociativo di Morucci. Il suo memoriale è solo la definizione del perimetro delle cose dicibili”. Secondo Fioroni tutto nasce dal lavorio di Valerio Morucci, l’ex brigatista che aveva gestito la diffusione delle lettere scritte da Moro durante i 55 giorni del sequestro. LEGGI TUTTO SU TISCALI
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