17 settembre 1983, COLP o grosso: ucciso Sava ferito Fiorina

I carabinieri bloccano in una strada di Milano un’auto con due terroristi a bordo, che aprono il fuoco. Al volante è Gaetano Antonio Sava, che è colpito e muore; il suo compagno fugge a piedi continuando a sparare. E’ catturato poco dopo. E’ Francesco Fiorina, dei Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria, i COLP, già imputato al processo contro i Proletari armati per il comunismo, i PAC.
Ieri mattina i carabinieri di Milano, Torino e Vercelli, dopo una furiosa sparatoria, hanno catturato il terrorista Francesco Fiorina, uccidendone un altro, Gaetano Sava. Nel corso del conflitto a fuoco è riuscita a fuggire una ragazza piuttosto giovane, di cui non si conosce l’identità. Fiorina, che è rimasto ferito, è un personaggio piuttosto importante: lo si ritiene il capo dei «Colp» (i «comunisti organizzati per la liberazione proletaria»).
Dai Pac ai Colp
E’ uno degli ideatori dell’azione di commando che fece fuggire dal carcere di Rovigo Susanna Ronconi, Loredana Biancamano, Federica Meroni e Marina Premoli nel gennaio dell’anno scorso. Il terrorista, 37enne, nato a Novello, in provincia di Cuneo, era ricercato, fra l’altro, anche per l’uccisione del maresciallo degli agenti di custodia di Udine Antonio Santoro, avvenuto il 6 giugno 1978.
Sul suo conto sono iscritte diverse rapine e parecchi attentati oltre all’ omicidio (15 maggio ’81) della guardia giurata Antonino Rinaldo, nel Vercellese [per cui sarà condannato a 23 anni di reclusione come basista, ndb]. Di Gaetano Sava, 30 anni, catanese residente a Biella, non si hanno informazioni. Si pensa sia stato reclutato dall’ambiente della malavita comune. La sparatoria è avvenuta poco prima delle 11, in via San Gimignano. alla periferia Ovest della città; una strada lunga, molto larga.
La sparatoria
Un tratto dritto, che taglia per 800 metri un quartiere signorile, pieno di palazzi eleganti con ampi giardini ancora fioriti. Poteva essere una strage: a quell’ora via San Gimignano è molto frequentata, anche se per tutta la sua lunghezza ci sono solo un bar e una farmacia, proprio di fronte al luogo dove un carabiniere in borghese, individuata la macchina sospetta (una Golf bianca targata Vercelli), ha tentato di fermare i terroristi.
Racconta un giovane iraniano, commerciante, uno dei numerosi testimoni oculari: «Stavo passeggiando con mio fratello e suo tiglio. Erano quasi le 11. Qui. nel controviale, è passata la Golf bianca, con su due uomini e una donna. Non ci abbiamo fatto troppo caso: chi poteva immaginare che si sarebbe scatenato l’inferno? L’auto è arrivata là in fondo, in piazza Giovanni dalle Bande Nere, dove c’è la metropolitana: ha invertito la marcia e poi si è diretta verso largo Brasilia.
L’intervento del carabiniere
Davanti all’istituto Beato Angelico” un carabiniere in borghese, in moto, ha cercato di fermarli. Per tutta risposta uno di loro ha tirato fuori la pistola e ha cominciato a sparare. Si è messo a sparare anche il carabiniere, che ha colpito quello al volante (il Sava, raggiunto al cuore, è morto poi all’ospedale San Carlo, ndr). Mio fratello e suo figlio — continua il testimone — si sono gettati a terra, dietro alcune macchine. Io ho fatto in tempo a vedere i due, un uomo e una donna, che scappavano.
L’uomo ha cercato riparo prima in un portone, pistola in pugno, inseguito dal carabiniere che sparava. Poi, quando quest’ultimo è tornato verso la macchina, è fuggito. Anche la donna è scappata, ma non ho fatto in tempo a vedere in quale direzione. E stato tutto molto rapido e terribile. All’inizio, ai primi spari, non sono riuscito bene a capire cosa stava succedendo. Poi ho visto le nuvole di fumo, la gente ai balconi che cercava riparo, altri passanti che si stendevano per terra o scappavano in tutte le direzioni. E stato solo un caso che nessuno sia stato colpito».
Un proiettile vagante
Nel corso della sparatoria un proiettile ha colpito il parabrezza di un’Alfetta che stava passando in via San Gimignano e a bordo della quale viaggiavano un uomo e suo figlio. Il vetro è andato in frantumi, ma i due fortunatamente sono rimasti illesi. «E passato tutto, non ho avuto paura. Era un proiettile vagante» dirà poco più tardi il ragazzo, un biondino tutto riccioli dall’aria sveglia. Chi ha rischiato maggiormente sono i muratori di un cantiere appoggiato ai muri alti dell’isituto artistico «Beato Angelico». Raccontano: “L’abbiamo scampata bella. La sparatoria è avvenuta a tre metri da noi, dieci minuti dopo che avevamo scaricato un camion di assi».
Poco più avanti, verso largo Brasilia, altri testimoni raccontano della grande paura passata. La titolare di un bar «Abbiamo sentito dei colpi, e poi un gran gridare degli inquilini qui sopra. Non si capiva più niente. Sembrava un regolamento di conti fra due bande rivali: non c’era nessuno in divisa. Ci siamo rintanati tutti fino a quando non abbiamo sentito più niente e abbiamo visto arrivare le gazzelle dei carabinieri».
La ricostruzione dell’Arma
Le circostanze dell’arresto di Fiorina sono state chiarite solo nel tardo pomeriggio. Si è saputo che l’operazione è scattata quando alcuni carabinieri in borghese, a bordo di un’auto civetta e di una moto, individuati i terroristi, hanno tentato di fermarli. La macchina bianca si era fermata per far scendere la donna in corrispondenza della metropolitana. Mentre la giovane si eclissava velocemente, i due uomini sono ripartiti, dietro di loro, i CC in borghese.
La «tenaglia» si è chiusa. Prima ancora che la Golf bianca si arrestasse, e prima che i carabinieri estraessero le armi, Fiorina avrebbe aperto il fuoco con una 357 Magnum. Hanno cominciato a crepitare le mitragliette dei carabinieri. Si è poi saputo che la tentata fuga di Fiorina ha avuto uno svolgimento rocambolesco.
E’ il numero 2 dei Colp
Il terrorista, ritenuto il braccio destro di Susanna Ronconi, ha approfittato della confusione di quegli attimi di fuoco — Sava era ormai agonizzante — per fuggire verso piazza Napoli. Qui è stato bloccato da altri CC mentre era fermo ad un semaforo a bordo di un taxi. Il terrorista si era accorto di essere ancora seguito. Ha tirato fuori di nuovo la sua «357 Magnum» brandendo, con l’altra mano, una bomba di fabbricazione americana, del tipo «ananas». Con grande sangue freddo due brigadieri l’hanno affrontato bloccandolo, in modo che non potesse lanciare la bomba. Dopo l’arresto Fiorina è stato portato nei locali della caserma di via Moscova per essere interrogato.
L’operazione di ieri, ancora in corso per quanto riguarda l’identificazione e la cattura della giovane sparita nei meandri della metropolitana di piazza Giovanni dalle Bande Nere, segue di appena pochi giorni l’arresto dei brigatisti neri Gilberto Cavallini, Stefano Soderini e Andrea Calvi, avvenuto lunedì scorso a Milano in un bar di corso Genova. Il luogo della sparatoria, in linea d’aria, dista poco meno di un chilometro dal famigerato «covo» di via Verga dove si riuniva, secondo le confessioni del brigatista Antonio Savasta, lo Stato maggiore delle BR
FONTE: L’Unità
Lascia un commento