29-30 settembre 1975: massacro del Circeo, delitto di un’epoca

massacro del circeo

Un giorno e mezzo di terrore nella villa di San Felice Circeo, una casa isolata nella zona della Moresca sopra Torre rossa sulle pendici del monte che domina un panorama mozzafiato sul mare delle isole pontine. 36 ore di botte, bastonate, violenze carnali. Ma anche di paura, freddo ed abbandono. Due ragazzine di modeste condizioni economiche che cadono nella trappola di tre ricchi pariolini con gravi problemi sessuali e di affermazione che non disprezzano solo i loro corpi. Vogliono umiliare le loro vite.

 Angelo Izzo ( leggi qui la sua confessione), colui che più degli altri rimarrà  in quella villa, è uno psicopatico che 30 anni dopo tornerà  ad uccidere raddoppiando il numero delle sue vittime. Andrea Ghira, il capo di quella piccola banda, appena uscito di galera per una rapina messa in atto non per il denaro che non gli manca, ma per rassicurare la sua debole indole che da là a qualche anno annegherà  nella droga e nella solitudine. 
Gianni Guido, il più viziato e vezzeggiato dei tre, il “bravo ragazzo” che non può non tornare a casa per cena e che lascia la villa per rientrare a Roma e poi a notte fonda ritornare nel covo delle sue prede. Il sesso, motivo di fondo di quel sequestro, ma un sesso angosciato, che riesce ad esprimersi solo con lo stupro la violenza, la prevaricazione. Chiuse in un bagno, nude e infreddolite, senza cibo, abbracciate nel dolore fino alla fine. Rosaria che muore affogata, Donatella che si finge morta per vivere.

Così Misteri d’Italia, il portale di Sandro Provvisionato presenta il “massacro del Circeo”, un delitto che ha fatto un’epoca. Il processo diventa la straordinaria rampa di lancio per il nascente movimento femminista.

La testimonianza di Marazzita

“Il processo per i fatti del Circeo – ricorda l’avvocato Nino Marazzita, parte civile  – ha avuto un merito particolare perché ha sensibilizzato l’opinione pubblica (e il legislatore) su un reato gravissimo: quello della violenza carnale che, era considerato come “delitto contro l’onore sessuale”. Si aprì un dibattito, una vera e propria battaglia che si concluse dopo una decina di anni: la violenza sessuale fu considerata come delitto contro la persona”.  
Noi avvocati, che come Parte Civile partecipavamo ai processi, abbiamo ritenuto – lo ripeto – che il processo per i fatti del Circeo fosse un “apripista” per discutere sul reato di violenza carnale. Sì, l’inizio si ebbe con il processo ai tre imputati celebrato al Tribunale di Latina, dove sia io che gli altri colleghi di Parte Civile, avemmo l’impressione di una sorta di… “comprensione” per gli imputati. 
Quel processo, dunque, fece capire quali danni gravissimi subisce un essere umano per effetto della violenza sessuale. Quanti anni ci sono voluti per arrivare a questo! Ed ancora oggi c’è chi ritiene che si debba avere una certa comprensione nei confronti di chi commette questo tipo di violenza. 
Debbo aggiungere che quel processo del Circeo si può considerare anche come un “processo politico”, oltre a quello più propriamente giudiziario? E questo perché quei tre “pariolini”, tutti borghesi e di sentimenti fascisti, ritenevano che le ragazze del popolo fossero merce da utilizzare come meglio credevano”.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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