Napolitano il capo della banda, per Valle un ritratto inusuale, scomodo ma non banale
Comprensibile perciò la freddezza se non l’antipatia che Napolitano suscita in una certa sinistra (a destra l’ostilità è scontata o dovrebbe esserlo…). Lo conferma, con ironia e solida documentazione, il nuovo libro Ugo Maria Tassinari “il capo della banda”. Nonostante il titolo decisamente tranchant, lo scrittore napoletano — uomo di raffinata intelligenza e intriganti curiosità — evita il killeraggio e l’insinuazione malevola e propone un ritratto inusuale, scomodo ma non banale di “re Giorgio”.
Per Tassinari l’ottuagenario del Quirinale è cardine e riferimento per l’opaco progetto di “normalizzazione” voluto dagli ottimati nazionali e dai poteri esogeni. I ripetuti strappi alla Costituzione, la brusca destituzione di Berlusconi, il commissariamento di palazzo Chigi, il congelamento del Parlamento, le politiche di folle rigore che ci affliggono hanno in Napolitano l’ispiratore e il garante. Dietro alla retorica delle Istituzioni, l’antico discepolo di Togliatti ha portato “il Paese in una palude senza fine, con l’aumento costante del debito e una crisi industriale senza vie d’uscita stante l’impossibilità, dovuta ai vincoli europei, di rilanciare la domanda interna”.
Tassinari non fa sconti. Nonostante qualche rancore antico — imperdibili le pagine sul suo incontro/scontro con Napolitano in una sede del PCI dopo il golpe cileno — e qualche frettolosità — sarebbe interessante indagare con minuzia il ruolo decisivo del Quirinale nella sventurata guerra di Libia — l’autore fissa l’orizzonte di king George in una visione laica, neo illuminista, tecnocratica assolutamente sinergica a quel “sogno di fratellanza universale” già annunciato da François Mitterrand, vero riferimento culturale dell’ex “migliorista” e grande “fratello”. Un disegno articolato e ambizioso che ha radici profonde e non desidera sul suo passo nessun alfiere della sovranità nazionale.
Così Marco Valle conclude il suo articolo su Napolitano il capo della banda, applicando una tecnica che ho a lungo praticato e condiviso. Usare lo stilema della recensione per una riflessione di più ampio respiro sull’oggetto del libro, o dintorni. Si arricchisce ancora di altre sfumature e chiavi di lettura il mio lavoro. Grazia, quindi, a Marco, e a tutti gli altri di cui troverete tracce nei link seguenti:
La prima infornata con Teledurruti, Barbadillo, Il secolo d’Italia e Antonella Beccaria
Alessandra Colla su Caos scritto
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