Pino Rauti story/4: una storia di scissioni

La scissione del 1969
Riprendiamo la narrazione delle vicende storiche di Pino Rauti e della corrente ordinovista. Il testo usato è quello di “Naufraghi”. Non a caso all’arresto per la strage di piazza Fontana, che gli aprì trionfalmente la porta delle Camere dedico poche righe. Perché fu un incidente di percorso sulla base di un’accusa sbagliata e molto probabilmente volutamente falsa
Alla vigilia della strage di piazza Fontana la maggioranza dei dirigenti ordinovisti rientra nel MSI, accettando l’invito di Almirante, rieletto segretario a giugno, alla morte di Michelini. La scelta è motivata con esigenze difensive che impongono una revisione globale della sua posizione nel quadro delle contingenze globali che indicano, senza alcun dubbio, una possibilità di rottura degli equilibri, di estrema pericolosità […]. Ne consegue che è necessità vitale per la vita futura (prossimo futuro) di ORDINE NUOVO inserirsi dalla finestra nel sistema dal quale eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire delle difese che il sistema offre attraverso il parlamento, con tutte le possibili voci propagandistiche che ne derivano […]. Necessità contingente dunque, assoluta e drammatica.
Per Rauti, che matura bruscamente la decisione, preoccupato dalla durezza dello scontro e dal ruolo giocato da molti suoi militanti nelle manovre degli apparati atlantisti. LEGGI TUTTO
Giannulli: ma Rauti non è di sinistra
(umt) Aldo Giannuli pubblica oggi sul suo blog una messa a punto sulla questione dell’identità politica di Rauti e insiste: non lo si può considerare un “fascista di sinistra”. Per l’occasione mi “tira in mezzo”, costringendo il mio ragionamento in una camicia di forza in cui non mi riconosco: Anche Ugo Maria Tassinari, che di storia della destra ne sa, mi dice che Rauti era un fascista di sinistra, antioccidentale, antiamericano ecc.
Sta parlando di me, è evidente, ma di tratta – come ho commentato a caldo – di una semplificazione brutale. LEGGI TUTTO
Lo sfondamento a sinistra
Riprendiamo la Rauti story con un balzo di qualche anno, al 1976-77, quando nasce la svolta dello “sfondamento a sinistra” e Rauti svolge il ruolo positivo di trattenere sul piano della lotta politica e dell’iniziativa culturale centinaia di giovani attratti dalle sirene della “via più breve”.
Il voto del giugno 1976, che vede il PCI sfiorare il sorpasso e la DC reggere prosciugando i partiti di centro e di destra, produce uno stallo. La crisi della sinistra extraparlamentare dopo il fallimento elettorale e lo scioglimento di LOTTA CONTINUA mette allo sbandomigliaia di militanti. A destra si verifica un fenomeno simmetrico: Favorisce la radicalizzazione movimentista la disfatta del MSI (crollato dall’8.6 del 1972 al 6.1%). La scissione moderata diDEMOCRAZIA NAZIONALE è molto più forte al vertice che alla base: esce mezza rappresentanza parlamentare, 18 deputati e 9 senatori, un terzo dei consiglieri provinciali, un quarto dei comunali. L’analisi rautiana del voto innesta una clamorosa svolta LEGGI TUTTO
La scissione di Fiuggi
Volge al termine la storia di Rauti e della corrente ordinovista. Manca nei miei testi una riflessione sulla vicenda della conquista (e della rapida perdita) della segreteria del Msi, perché è un episodio tutto giocato dentro le dinamiche interne al partito, di cui non mi sono mai occupato. E veniamo quindi alla scissione di Fiuggi e alla ascesa e caduta della rinata Fiamma tricolore.
Quando, nel gennaio 1995, al congresso di Fiuggi, si completa il traghettamento nel salotto buono della politica italiana del MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO rigenerato in ALLEANZA NAZIONALE, i missini sono appena tornati all’opposizione, grazie al “tradimento” di Bossi, ma il percorso è tracciato. Gli unici a dare battaglia, in nome della continuità, sono due dirigenti agli antipodi: il “raffinato” Rauti e il “tozzo” Buontempo, un mito per la “base” romana. Una battaglia a termine: perché il secondo non intende togliere il disturbo mentre il primo organizza una scissione in cui non lo segue neanche il genero Alemanno. Molti hanno sottolineato la funzionalità di una riserva indiana “neofascista” al disegno politico di Fini e del gruppo dirigente di ALLEANZA NAZIONALE (una generazione cresciuta nel FDG degli anni Settanta: dal leader a Storace, da Gasparri a La Russa, da Urso ad Alemanno). LEGGI TUTTO
Gli eredi alla fine divorano il padre
L’ultima puntata della Rauti story, dalla scissione (effimera) del Movimento sociale europeo alla rottura con Romagnoli e l’espulsione del fondatore della Fiamma.
L’iniziativa trainante, nel 1999, è la promozione, insieme a LEGA NORD e altri gruppi neofascisti, di un referendum contro la legge sull’immigrazione. In due settimane sono raccolte più di 300mila firme. Il contributo del Caroccio è decisivo, con il maggior numero di adesioni (80mila) nei santuari leghisti: Bergamo, Varese, Treviso e Vicenza. Alle elezioni europee la FIAMMA elegge un eurodeputato (con 500mila voti e l’1.6%). Nonostante l’ottimo risultato nel Lazio (il 2.4%, record nazionale) per pochi decimi il quoziente scatta al Sud e così va a Strasburgo il vicesegretario nazionale, il napoletano Roberto Bigliardo, e non la favoritissima Isabella Rauti, figlia del leader. Si conferma lo squilibrio territoriale. Il peggiore risultato del Sud (l’1.8% di Calabria e Campania) supera il migliore del Nord (l’1.6% del Friuli). LEGGI TUTTO
4-FINE
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