14 maggio 1977: arrestato a Roma il nappista Raffaele Piccinino
Il pomeriggio del 14 maggio 1977, poco dopo le 14, è arrestato, dopo aver sparato e ridotto in fin di vita un vigile urbano che gli aveva imposto l’alt, Raffaele Piccinino, militante dei Nap. Il fatto avviene all’incrocio tra via Portuense e l’Olimpica. Qui Carlo Renzaglia, dalla sua auto con cui si sta recando in servizio, già in uniforme, vede un furgone Fiat sospetto passare con il rosso e fare una conversione a U. Gli blocca la strada mettendosi di traverso con la sua vettura e gli intima di fermarsi. Il giovane scende dal furgone, gli mostra i docunenti, poi si gira ed estrae una 7,65 prabellum con cui spara cinque colpi ferendolo in maniera grave a braccia, gambe, arteria femorale e petto.
A bordo del veicolo c’è una donna, poi identificata dalla descrizione dei testimoni (“alta e snella”) in Maria Pia Vianale, che fugge insieme a Piccinino. I due si dividono ben presto e così mentre lui viene bloccato da poliziotti e vigili urbani accorsi sul posto lei riesce a dileguarsi.
Raffaele “Paolo” Piccinino, 20 anni da Pozzuoli, è un compagno ben noto a Napoli nel movimento di lotta per la casa. Dopo una militanza giovanile nei marxisti leninisti di “Servire il popolo” è approdato all’Autonomia. Passato in clandestinità da qualche mese, ha partecipato alla sparatoria contro il vicequestore Noce, in cui hanno perso la vita il nappista Martino Zicchitella e un poliziotto di scorta. Per questo attentato sarà condannato all’ergastolo. Nei mesi della clandestinità si è legato a Franca Salerno, la compagna evasa a gennaio dal carcere di Pozzuoli insieme alla Vianale: è suo il bambino, Antonio, che nascerà a dicembre mentre lei è di nuovo detenuta.
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