Ripubblicato online il libro Scirocco, un testo fondamentale

Archivio delle Autonomie meridionali, un gruppo di lavoro prezioso e infaticabile ha scansionato e caricato in rete il libro Scirocco, la summa teorica dell’Autonomia meridionale, scritta da Fiora Pirri e Lanfranco Caminiti. Uscito nel 1979, in vista del processo e mai più ristampato. Un libro importante e prezioso. Lanfranco Caminiti ha inviato questa breve introduzione al testo :
“Quando uscì il libro Scirocco, 1979, Fiora e io eravamo nei carceri speciali di Messina e Fossombrone. Ma lo avevamo messo assieme lavorandoci l’anno prima, dopo l’arresto di aprile, nei carceri speciali di Pozzuoli e Trani. A modo suo, il libro fu un piccolo “successo editoriale”: se non sbaglio, se ne stamparono cinquemila copie che andarono esaurite, che ancora oggi è già un buon risultato per un saggio. Ma il testo in qualche modo fu “tramandato” di mano in mano – passò alla generazione politica più radicale successiva, e ne ho visto in circolazione copie fotocopiate qualche anno fa, alla generazione politica ancora dopo, intorno ai vent’anni. È diventato, insomma, una sorta di libro “cult” con un’aura clandestina: su e-bay se ne vende qualche copia a più di cento euro, wow.
Il mio nome è impropriamente in copertina come autore – benché in quella breve e intensissima stagione dell’autonomia meridionale condividessimo tutto, parole e gesti, il libro è frutto del lavoro di Fiora e io mi limitai a qualche esuberante e inutile infiorettatura, qualche brano qualche paragrafo qualche pagina che potrebbero benissimo togliersi senza cambiare un grammo alla cosa: Fiora fu generosa, come lo era sempre.
Qualche anno fa parlammo con Sergio Bianchi quando era il responsabile di DeriveApprodi della possibilità di ristampare il libro Scirocco, ma non se ne diedero le circostanze. Ho colto così l’occasione offertami da Giacomo Despali di scansionarlo e renderlo pubblicamente fruibile dalle pagine online dell’Archivio Autonomia, insieme a tutto l’enorme materiale che racconta il tessuto politico e teorico di quegli anni – chissà che a qualcuno non venga voglia di utilizzarlo per una qualche ricerca.
Il libro Scirocco è sì un “documento” conficcato in quella stagione che possiamo sbrigativamente chiamare il movimento del Settantasette, e che più laboriosamente va dagli scioperi del ’73 fino al sequestro Moro, nel ‘78: lo è soprattutto linguisticamente; ma rimane un passaggio importante nella rielaborazione del meridionalismo, che tanta parte ha avuto nel processo della democrazia in questo paese, e da cui nessuna ipotesi di lavoro culturale e politico può prescindere a maggior ragione oggi che pure sembra un pensiero desueto. Ma non solo; perché noi consideravamo lo scenario del conflitto capitale/lavoro come si svolgeva al Sud non come “arretratezza” dello sviluppo bensì emblematico delle trasformazioni produttive in generale e delle trasformazioni istituzionali della forma-Stato.
Per non spoilerare troppo, indico qui alcuni passaggi nodali per come li individuammo:
I) è l’intera giornata lavorativa sociale il tempo proprio dello sfruttamento e dell’alienazione, e non più solo il tempo ridotto del ciclo di produzione di merci o servizi, distinguendosi in una parte diretta (cooperazione dentro la modificazione materiale della merce) e in una parte indiretta (cooperazione dentro la valorizzazione sociale della merce); rotta la distinzione tra tempo di lavoro e tempo di non-lavoro – assorbito cioè il non-lavoro nel processo di accumulazione – il ciclo del capitale attraversa le intere nostre vite: denaro e territorio sono i suoi “mezzi di produzione”; la ricchezza sociale prodotta non solo non appartiene al lavoro sociale ma gli si contrappone come comando, nel processo lavorativo e pure nel tempo di riproduzione (tempo di non-lavoro);
II) è quindi il territorio (la città, la società) il luogo dei processi di scambio e di accumulazione, che avvengono a mezzo di quell’equivalente generale che è il denaro; lo chiamammo “il comunismo del capitale”;
III) la circolazione di denaro non è più solo passaggio di scambio e trasferimento ma produzione di plusvalore, produzione di denaro a mezzo di denaro, e crea nel suo svolgersi processi di accumulazione che rompono l’equivalenza generale: nella circolazione, il denaro si accumula da una parte e si espropria dall’altra;
IV) una merce senza mercato è sempre stata l’ipotesi della lotta comunista; un mercato senza merci, un mercato di valori, di segni, di transazioni astratte, di coazioni sociali è l’ipotesi-sogno del capitale-denaro sociale;
V) è a mezzo della circolazione di denaro che lo Stato interviene nella società – rompendo la distinzione tra società istituzionale (politica) e società (comunità) civile: tutti i rapporti di scambio sono soggetti a processi di giuridificazione – niente rimane “al di fuori”; è quello che potremmo chiamare la “statalizzazione della società”: ogni comportamento sociale viene giuridificato: denaro e norma camminano a braccetto;
VI) il conflitto aperto non è più tra società e Stato, ma dentro la società;
VII) sono le nuove tecnologie informatiche a trainare i processi di smaterializzazione della produzione e quindi della sua socializzazione: esse non intervengono solo nella compressione e riduzione del tempo di lavoro generale ma nell’assorbimento e nella finalizzazione del tempo di non-lavoro alla produzione di valore;
VIII) il grande equivoco del meridionalismo è l’avere subordinato ogni idea di progresso e liberazione ai processi di industrializzazione, che erano processi di omologazione, quelli del triangolo del nord e quelli di investimenti di fabbriche al Sud; ne è venuto sempre che ogni insorgenza meridionale era una jacquerie (dal brigantaggio dopo l’Unità ai Fasci siciliani di fine Ottocento alle occupazioni delle terre del dopoguerra) perché non aveva i caratteri propri dell’organizzazione operaia e quand’anche si pensò (con Gramsci) a un nuovo “blocco sociale” operai-contadini, i contadini erano solo una figura di contorno, la cui soggettività andava modellata sulla centralità operaia;
IX) ripensare il meridionalismo può farsi solo a partire dalla sua propria storia, dalla sua propria economia, dalla sua propria società, dai suoi propri soggetti, insomma: dalla sua differenza – in un percorso che tenga insieme autonomismo e federalismo: ma senza autonomia politica non ci sarà mai una economia meridionale basata sulle proprie capacità e possibilità, a partire da quella condizione storica, climatica, geografica che è il suo sole, la sua terra e il suo mare.
Direi, tutto sommato, che considero ancora di un qualche grano di sapienza questi spunti. E anche il numero
X) comunismo è il percorso al comunismo. Perché comunista fu quella breve, intensissima e forse irripetibile esperienza”.
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