1 ottobre 1977: il rogo dell’Angelo azzurro uccide un innocente

La mattina di quel 1 ottobre 1977 era iniziato tutto abbastanza tranquillamente se di tranquillità si poteva parlare nei controversi anni’70. Lotta Continua aveva deciso di organizzare un corteo di protesta per l’uccisione, avvenuta il giorno prima a Roma, del militante di sinistra Walter Rossi. La manifestazione era partita da piazza Solferino dove erano confluiti tre tronconi di manifestanti per un totale di 3mila partecipanti. Nella marcia di avvicinamento alla sede del Msi, in corso Francia, successe di tutto. Lanci di molotov contro la sede della Cisnal e il consolato austriaco, un tram e due auto dati alle fiamme, i cubetti di porfido e i bulloni scagliati contro le forze dell’ordine, l’assalto ad un negozio di abbigliamento e all’auto di un consigliere provinciale del Msi.

Dopo alcune scaramucce con i reparti della Celere il corteo si diresse verso Palazzo Nuovo dove era prevista un’assemblea. Nonostante il clima di tensione e un’atmosfera pesante nessuno poteva presagire quanto sarebbe successo di li a pochi minuti. In via Po un gruppo di manifestanti, una decina in tutto e a volto coperto, decise di dare l’assalto al bar discoteca “Angelo Azzurro”, meglio conosciuto oggi come Xò. Negli ambienti di sinistra si era infatti diffusa la voce, peraltro infondata, che il locale fosse un luogo di ritrovo di militanti di estrema destra, solo perché uno di questi vi aveva organizzato la festa di compleanno.

Al momento dell’assalto nel locale si trovavano due studenti lavoratori, avventori occasionali del bar, Diego Mainardo e il suo amico ventiduenne Roberto Crescenzio oltre al titolare, alla moglie e ad un barista. Accadde tutto in un attimo, i militanti lanciarono all’interno del bar alcune bombe molotov e il locale venne avvolto dalle fiamme. MAINARDO  venne trascinato fuori e selvaggiamente picchiato senza alcun motivo, il personale riuscì a fuggire dal retro. Crescenzio cercò riparo nella toilette ma nella fuga rimase gravemente ustionato sul 90% del corpo.

Avvolto dalle fiamme riuscì finalmente ad uscire in via Po dove venne soccorso dai presenti e fatto sedere su una sedia prima di essere trasportato d’urgenza al Cto dove, dopo due giorni di agonia, morì per le gravi ustioni. L’attentato non venne mai rivendicato ma fu attribuito ad alcuni militanti di Lotta Continua, condannati con pene di poco superiori ai tre anni.

FONTE. Mole 24

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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