Io e il caso Battisti: firmai l’appello e non mi pento. Stop al partito della vendetta

Siamo rimasti in pochi a rivendicare quella vecchia battaglia di solidarietà e così succede spesso, ogni volta che riparte la tarantella dell’estradizione di Battisti, che qualcuno te ne chieda conto. Stavolta è stata una collega brava, a cui mi lega un’antica consuetudine e affetto, Mia Grassi dell’Adnkronos.
“La battaglia su Battisti mi sembra quanto meno residuale a 40 anni dai fatti perché nel frattempo è cambiato tutto. I terroristi non sono più le stesse persone e i figli delle vittime sono diventati vecchi. Ovviamente loro, i parenti delle vittime, hanno il diritto all’odio e al risentimento, ma per il resto l’accanimento lascia perplessi, a prescindere da quello che si possa pensare dell’ex leader dei Pac”. A parlare all’Adnkronos è Ugo Tassinari giornalista e scrittore, con un passato nella sinistra extraparlamentare e massimo esperto di terrorismo e anni di piombo.
Non mi pento a prescindere dal giudizio su Battisti
Tassinari fu tra i firmatari dell’appello pubblico del 2004 contro l’estradizione dell’ex terrorista: “Un firmatario non pentito – tiene a dire – a prescindere dal giudizio etico ed estetico su Battisti”.
” Il ragionamento – spiega – era un altro e vale tutt’ora, ma va nel senso di un superamento di quell’epoca tragica del nostro passato recente. Non intendevo certo contestare nel merito i processi né difendere lui. La questione è che lui è scappato, altri dei protagonisti di quegli anni, anche con più omicidi di lui, sono andati in galera ma per loro si è trovata una soluzione, anche se una soluzione ’all’italiana’.
Tanto che a oggi il numero dei detenuti politici in Italia è irrisorio e riguarda solo quei pochissimi che non hanno voluto in nessun modo accettare un percorso di benefici. Forse, allora, è il momento di trovare una soluzione politica e chiudere definitivamente il conto con quegli anni, invece di lisciare l’ombelico al partito della vendetta”.
Il processo farsa di Bologna e il linciaggio di Anastasio
D’altra parte, aggiunge, “questo approccio lo ritroviamo anche in quella pagliacciata che è il nuovo processo di Bologna dove l’ex Nar Gilberto Cavallini, già condannato per banda armata, viene riprocessato sulla base degli stessi elementi per la stessa strage. Un abominio giudiziario. O anche in cose banali come la lapidazione in corso per Anastasio, il vincitore di X-Factor, messo alla gogna per due mi piace”.
Per approfondire
- Perché non è giusto estradarlo di Davide Steccanella
Io non sono assolutamente d’accordo, per diversi motivi:
A) Battisti era in carcere per reati comuni (inclusa la rapina)quando ha deciso di politicizzarsi per spacciare le rapine come “espropri proletari”.
B) Battisti in persona sparò alla nuca del capo delle guardie carcerarie di Udine (mica un magistrato di alto livello, o un politico di rango! Come diceva bene Pasolini, un proletario)
C) Per questo e per gli altri delitti (sempre commessi a danno di paersone comuni) non ha mai manifestato un minimo di rimorso o di ripensamento (a differenza dei brigatisti pentiti o dissociati che hanno poi ottenuto per questo degli sconti di pena, comunque scontata almeno per alcuni anni); anzi, ha a più riprese schernito le sue vittime.
D)quale progetto politico, quali idee ha proposto? Nulla!
E) di fatto, ha goduto di una lunga impunità e di protezioni sfruttando l’alibi politico per giustificare quelle che erano semplici azioni delittuose contro persone comuni, senza alcun significato politico. E si è fatto beffe delle vittime e dello Stato. Quindi merita di pagare (anche se in ritardo) tutto quello che non ha pagato finora.
F) il discorso del “superamento” varrebbe solo se le azioni di Battisti avessero avuto veramente una connotazione politica, se si fosse pentito e se avesse scontato almeno in parte la sua pena.
Io Battisti lo vedo molto più simile a un Gianni Guido (uno degli assasini del Circeo, che aveva cercato di scaricare la colpa sulel vittime, evaso con la complicità di alti prelati, latitante all’estero per anni) che a una Faranda che almeno ha rinnegato le proprie azioni
A riconoscere la natura politica dei delitti di Cesare Battisti è la corte che lo processa per il covo dei Pac di via Castelfidardo in cui viene arrestato nel giugno 1979. Lo condanna per armi e per banda armata. ovvero per l’art. 306 del cp che rientra nella sezione (270-312?) che riguarda i delitti contro la personalità dello stato (associazione sovversiva, banda armata, insurrezione…). I delitti politici per eccellenza. Le sentenze si rispettano…