Dallo scrigno del tempo: è morto Servello, 60 anni ai vertici della fascisteria di Palazzo
Si è spento l’amico Franco Maria Servello. Bandiera della destra italiana, sempre fedele ai nostri ideali. Uomo generoso e leale. Ci mancherà la sua coerenza e la sua onestà.
Così Gianfranco Fini ricorda uno dei camerati della vecchia guardia (è morto a 93 anni) che lo aiutò a vincere il congresso di Sorrento, inverando il disegno politico almirantiano di consegnare il partito al suo delfino. Servello è una figura esemplare della collaborazione tra Msi e apparati dello Stato nei turbolenti anni Settanta, come racconta egli stesso in un’intervista a Repubblica del 2010, che fu oggetto di attenzione nel mio blog Fascinazione. Questa la narrazione dell’ex federale di Milano:
“Fui io a cacciare dal partito quel giovane, Esposti – racconta oggi l’ex federale Msi di Milano – quando mi accorsi che era un elemento di quelli a contatto con l’ambiente dei carabinieri o dei servizi. Ed era stato in un certo senso convinto che scattasse prima o poi una specie di rivoluzione nell’ambito delle istituzioni”.
Il gioco degli 007 allora era “era di mettere la destra contro la sinistra in maniera che prevalesse la scelta politica democristiana. Ci sono riusciti in molte situazioni estremamente difficili perché era facile stimolare i giovani sul terreno rivoluzionario. Ma io ero quello che li frenava e cercava di salvarli, anche se non sempre mi hanno ascoltato tanto che qualcuno ci ha rimesso la vita”. Noi dell’Msi “eravamo esposti a tutti i venti e le procelle perché avevamo contro la magistratura, i servizi e la stampa. Non era facile sopravvivere a quegli eventi. Io me la cavai brillantemente perché rimasi sempre fuori da tutte le trame“. “Il 12 aprile 1973, a Milano – conclude Servello – una delle bombe colpì in pieno l’agente Antonio Marino del 3° reparto Celere, uccidendolo sul colpo. Fu a quel punto che venne intentato una specie di processo contro la destra col tentativo di arrivare, addirittura, a una soluzione di scioglimento dell’Msi”.
Queste le mie obiezioni (ancora valide):
In rosso sono evidenziate le più evidenti incongruenze dell’intervista che proviamo a rettificare:
1. Esposti non rimase ucciso in un conflitto a fuoco ma fu giustiziato a freddo dopo la sparatoria [è quanto afferma nella domanda il giornalista di La Repubblica, Alberto Custodero]. Come successe l’anno dopo a Mara Cagol. E comunque non è mai stato un militante di Avanguardia nazionale ma il capo delle Sam e poi figura di riferimento per i fascisti arruolati nel Mar di Fumagalli, il partigiano bianco che lavorava a un progetto di golpe “estremista di centro”.
2. Servello è stato processato come organizzatore degli scontri di cui al punto 3 e assolto al processo da una corte presieduta da un giudice destinato a grande fama come toga rossa: il futuro capo del pool di Mani pulite, Borrelli (ricordate? ricordate? ricordate?) e comunque militanti missini milanesi sono stati condannati per la mancata strage sul treno del 7 aprile 1973 che innescò, tra l’altro, la tragica morte dell’agente Marino.
3. Marino non fu ucciso da una bomba ma da una granata da esercitazione (per quel che conta) nel corso di scontri di piazza innescati dal tardivo divieto della Questura allo svolgimento di una manifestazione organizzata dal Msi, circostanza che non emerge dall’intervista. E con tutti i torti che si possono riconoscere alle forze dell’ordine negli anni ’70 (e sono migliaia) in quel caso stiamo parlando di una manifestazione organizzata dalla forza politica in cui militava il terrorista arrestato 5 giorni prima perché si era fatto scoppiare addosso, nel cesso di un treno, l’innesco di un ordigno esplosivo che stava predisponendo all’uso.
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