2 febbraio 1977, piazza Indipendenza. Unità e Lotta continua su Paolo e Daddo

Il compagno Ugo Peccholi. della Direzione del PCI. ha rilasciato la seguente dichiarazione: Ci troviamo in presenza di gruppi squadristici armati che tentano di innescare una nuova fase della strategia della tensione. Il raid dei fascisti del MSI all’Università e le violenze dei provocatori cosiddetti “autonomi” sono due volti della stessa realtà. Gli uni e gli altri puntano sulla violenza e sul terrorismo. Adoperano le armi, operano per accendere focolai di guerriglia. La matrice fascista è comune, analoghe sono le finalità. Occorre che i corpi preposti alla sicurezza delle istituzioni e dei cittadini, la polizia e la magistratura, facciano il loro dovere e sappiano prevenire e mettere in condizione di non nuocere queste bande, incomincino col chiudere i loro covi. Alle forze antifasciste il compito di impedire che Roma si trasformi in un nuovo campo di battaglia per gli eversori e i violenti.
LC e la verità del movimento
Così in prima pagina l’Unità apre il 3 febbraio 1977 la “caccia all’autonomo”. Già dal titolo di apertura passa la narrazione criminalizzante che distingue i buoni e pacifici antifascisti dai “provocatori”. Di segno opposto, invece, la ricostruzione di Lotta continua che sottolinea le responsabilità delle squadre speciali nella sparatoria di piazza Indipendenza;
Un attacco chiaramente premeditato della polizia ai dimostranti; l’apertura violenta del fuoco sugli studenti, con la palese intenzione di uccidere; una montatura che ora si sta costruendo intorno agli scontri di piazza Indipendenza per farne un ulteriore tassello nella strategia di Cossiga sull’ordine pubblico e sulle squadre speciali: ecco la prima impressione del gravissimo attacco di oggi, il cui bilancio sono cinque feriti, tra i quali un poliziotto sparatore gravissimo, due compagni gravi, altri due feriti da armi da fuoco.

Il libro sulle foto nascoste
Notevole il risalto grafico dato alle tre foto di Tano D’Amico che documentano le brutalità e le minacce contro Paolo e Daddo feriti. Sulla loro storia rimando al post su “Paolo e Daddo. L’inizio della grande rivolta”, il libro fotografico di Derive & Approdi con foto di Tano D’Amico e testi di Fileccia, Caminiti, Vecchi e Davoli che spiega perché era stato giusto tenere nascoste le foto che dimostravano che Paolo e Daddo erano armati
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