Strage dei misteri: trent’anni fa a via Palestro

strage dei misteri a via palestro

Quella del 27 luglio 1993 in via Palestro a Milano, la strage dei misteri, è probabilmente la strage di cui ad oggi sappiamo meno rispetto ad ogni altra.

E’ stata l’ultima autobomba ad esplodere (pochi mesi dopo ci fu il fallito attentato allo Stadio Olimpico) del biennio ’92-’93 che destabilizzò l’Italia, traghettandola dalla fine della Prima Repubblica caduta sotto i colpi di Tangentopoli alla nuova era di Silvio Berlusconi che vinse le elezioni del 1994.

I dubbi sul ruolo dei servizi nella strage dei misteri

In mezzo la strategia stragista di Cosa Nostra, con Totò Riina, che proprio nel 1993 fu arrestato, e Matteo Messina Denaro arrestato solo 30 anni dopo. In quella strage morirono 5 Vigili del Fuoco, un agente di polizia municipale ed un ambulante. Ad oggi per quella strage, ci sono le condanne dei mafiosi, a cominciare da Gaspare Spatuzza, poi pentito ed a cui si deve la maggior parte delle rivelazioni sulle stragi di quegli anni, ma le connivenze e “l’aiuto esterno”, magari da parte di pezzi dei servizi segreti italiani, a cui pure si fa riferimento nelle sentenze, non sono mai stati chiariti.

L’ultima commissione parlamentare antimafia ha prodotto proprio sulle stragi del 1993 dei significativi passi avanti, evidenziando la possibile presenza di personale dei servizi segreti sul luogo delle stragi di Via dei Georgofili a Firenze, nel maggio ’93 e di via Palestro nel luglio ’93. LEGGI TUTTO SU FANPAGE

La bionda alla guida: un caso unico

Quella Fiat Uno rubata in via Baldinucci ricomparirà quattro giorni dopo in via Palestro, davanti al Padiglione d’arte contemporanea, con circa cento chili di esplosivo nel bagagliaio. Salterà in aria 14 minuti dopo le 23 e ucciderà cinque persone. Quello che è successo in quei quattro giorni a quella macchina è ancora oggi un mistero irrisolto della strage di via Palestro. La più misteriosa e indecifrabile tra le bombe che nel 1993 fanno tremare l’Italia.

Trent’anni dopo non sappiamo chi ha imbottito quella Fiat Uno di esplosivo e neanche chi l’ha guidata fino al luogo della strage. Non sappiamo neanche chi decise di farla esplodere davanti al Padiglione d’arte contemporanea e per quale motivo. Sappiamo solo che qualcuno ha visto una donna bionda allontanarsi dal veicolo poco prima dell’esplosione. In tutta la sua storia Cosa nostra non ha mai utilizzato una donna per compiere omicidi o attentati. LEGGI TUTTO SUL FATTO QUOTIDIANO

I due attentati a Roma

Pochi minuti dopo la mezzanotte, a Roma esplodono due bombe danneggiando gravemente la chiesa di San Giorgio al Velabro e la basilica di San Giovanni in Laterano.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, i mafiosi Lo Nigro, Spatuzza e Giuliano si portarono a Roma il 26 luglio e nella serata del giorno successivo rubarono altre due Fiat Uno, accompagnati da Benigno e Scarano: le due auto rubate furono portate nel magazzino di Di Natale sulla via Ostiense, dove Lo Nigro e Benigno provvidero a imbottirle con l’esplosivo già conservato lì.

La sera stessa, Lo Nigro portò la prima autobomba davanti San Giorgio al Velabro mentre Spatuzza, Benigno e Giuliano portarono la seconda a San Giovanni in Laterano, accendendo le rispettive micce: le esplosioni, che avvennero a distanza di quattro minuti l’una dall’altra, provocarono ventidue feriti ma nessuna vittima, nonché gravi danneggiamenti alle due chiese.
FONTE: IL MESSAGGERO

Le accuse a Freda per la strage dei misteri

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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