Br-Isis: un paragone impossibile e sbagliato

In questi ultimi giorni, dopo gli attentati di Parigi, abbiamo dovuto misurare il livello raggiunto dai media, dai commentatori, dai politici, nella gara di mistificazione dello stato di salute delle “relazioni internazionali”.
Naturalmente i nostri illustri maître à penser non si sono lasciati scappare l’occasione per sbandierare il parallelo tra l’Isis e le Brigate Rosse, con relativo pannicello caldo dei rimedi democratici già sperimentati negli anni ’70. Tra i tanti spicca un articolo comparso su Il Secolo XIX a firma Marco Peschiera. Qui si passa di livello e l’attenzione si accentra sul fenotipo del terrorista: dal brigatista Dura ad Abaaoud, il terrore fa rima con kalashnikov, recita il titolo dell’articolo. (…) Ho dovuto aspettare prima di poterlo commentare per non farmi travolgere dalla furia e dalla tentazione di difendere la memoria di Roberto, perché Marco Peschiera non è all’altezza di un nemico e perché Roberto non ha bisogno di essere difeso. La miseria che ha guidato tanta penna è difficilmente raggiungibile, dalla sottolineatura lombrosiana della somiglianza fisica, gli occhi, la barbetta, il sorriso, dei due psicopatici serial killer, fino a informarci di altre strabilianti similitudini: stessa età e stessa ora in cui sono stati ammazzati. (…) Non ancora pago l’articolista ci dice che, nonostante i suoi titoli da killer esperto, non aveva partecipato al sequestro di Aldo Moro perché neanche Mario Moretti, “l’enigmatico capo delle Br ricco di contatti con ambienti massonici e di spionaggio”, si fidava di lui, nonostante l’avesse “usato” anche per i rifornimenti in medio oriente di carichi di armi, soprattutto i famosi Kalashnikov. Armi usate non solo dall’Isis ma soprattutto a via Fani! E qui la professionalità del signor Peschiera raggiunge il culmine, visto che ormai anche i bambini sanno la marca e l’efficienza dei mitra usati quel 16 marzo. Ma non è certo la corrispondenza ai fatti che preoccupa il giornalista. Gli basta il fango per esporre le sue tesi.

Così Barbara Balzerani, già dirigente delle Brigate Rosse, replica all’editoriale del capo redattore del Secolo XIX sull’assurdo confronto tra Brigate Rosse ed Isis. Al di là degli aspetti eticamente odiosi (Peschiera era tra i cronisti entrati a via Fracchia dopo l’uccisione dei quattro brigatisi e avvalorò la ricostruzione dei carabinieri), è necessario smontare alla radice tutti i tentativi suggestivi di enfatizzare le analogie, perché rischiano di essere dannosi e di disorientare le iniziative di contrasto alle insorgenze islamiste.  La pratica dell’Isis di guerra totale asimmetrica (senza fronte, senza popolazione civile, senza regole) è cosa profondamente diversa dal conflitto tra Brigate rosse e Stato, tutto interno al secolo breve, condizionato dagli scenari geopolitici della guerra fredda e del mondo diviso dagli accordi di Yalta ma anche innervato dai conflitti sociali e ideologici e quindi contenente in nuce elementi potenziali di guerra civile. La battaglia politica ingaggiata allora dal Pci e che concorse a determinare, tra l’altro, l’esito tragico del sequestro Moro, aveva un senso: la classe operaia che attraverso le sue organizzazioni storiche si fa Stato ha giocato un ruolo, seppure secondario, in quell’occasione. L’efficacia della lotta al pericolo jihadista non si gioca sul numero delle voci aderenti al coro della Marsigliese negli stadi ma sullo scontro in atto al confine turco-siriano, sulle contraddizioni dell’Occidente che ha tra i suoi alleati storici nel bacino medio-orientale i principali sponsor dei terroristi islamici, sulla persistente volontà francese, nonostante tutto, di ottenere la testa di Assad.  Fa bene quindi il governo Renzi a respingere le sirene delle leggi speciali e a sottolineare il ruolo strategico centrale dell’intelligence per il contrasto alle infiltrazioni e allo smantellamento delle reti nemiche. Poi, chi vuole partecipare emotivamente può sempre fare il tifo per Putin …

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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