Il 7 aprile e lo spirito dei tempi
7 aprile 1979. Pietro Calogero, sostituto procuratore della repubblica di Padova, ordina l’arresto di alcuni leader di Autonomia Operaia. Tra gli arrestati, ci sono Toni Negri, Oreste Scalzone e Franco Piperno. L’accusa e’ di “associazione sovversiva” e “insurrezione armata contro i poteri dello Stato”. Ad alcuni tra gli arrestati, sono contestati anche il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Questa imputazione ridicola cadrà già nel 1980, ma la carcerazione preventiva per qualche decina di quadri dirigenti e intellettuali del Movimento si protrarrà per anni. Un’operazione costruita e voluta dal Pci. Un clamoroso fallimento sulla lunga distanza ma efficace sul breve periodo. Nel costringere quel poco che restava del Movimento alla rozza scelta binaria tra tornare a casa o imboccare il tunnel disperato della clandestinità.
C’è dell’ironia evidente nel clamoroso rovesciamento tra ieri e oggi. Il Pci allora supportava la magistratura militante – fornendo impianto ideologico, testimoni di accusa, sostegno operativo – nel prosciugamento dell’acqua in cui nuotavano i pesci della lotta armata. Il risultato del 7 aprile fu, come già detto, una paradossale eterogenesi dei fini, poiché favorì l’afflusso di combattenti a una guerriglia impantanata nel fallimento politico del sequestro Moro. Nl mio ragionamento è più interessante sottolineare come allora si facesse carne di porco degli elementi fondamentali del diritto, dalla responsabilità penale individuale all’onere della prova. Ora i movimenti,invece, fanno il tifo per la magistratura militante e il Pd invoca diritti e garanzie nel tentativo di frenare le ingerenze politiche della casta giudiziaria e della canaglia giustizialista. Lo so di essere in schiacciata minoranza ma io preferisco il partito della sinistra del tempo presente
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