Il corpo del Che da oggetto di consumo a icona rivoluzionaria

il corpo del che

Poche settimane dopo la morte, Franco e Franca Ongaro Basaglia scrivono un necrologio politico intitolato Il corpo di Che Guevara sul foglio militante “Che fare. Bollettino di critica e azione d’avanguardia“, pubblicato agli inizi di novembre 1967. Secondo Sergio Luzzatto avrebbero così “elevato a icona il cadavere del Che, «il corpo della violenza, il corpo “sfacciato” della rivoluzione che continua ad esistere – oltre la morte – finché c’è violenza e sopraffazione».

Il testo è stato poi inserito nel primo volume degli Scritti del leader dell’antipsichiatria italiana ma non è immediatamente reperibile in Rete. E’ però abbondantemente citato in un breve post nel blog di Paolo F. Peloso, uno psichiatra genovese della sua scuola. L’occasione è il cinquantennale della morte del Che: e il medico sottolinea come in tempo reale i Basaglia anticipassero i rischi della trasformazione della sua icona in oggetto di consumo

In morte del Che

Il 9 ottobre 1967, a La Higuera in Bolivia, veniva assassinato dal “soldadito boliviano” reso famoso da una triste canzone del poeta cubano Nicolas Gullién il “Guerilliero Heroico”, Ernesto “Che” Guevara.
All’indomani dell’annuncio della sua morte, mentre già ne circolavano sui maggiori quotidiani internazionali e italiani le immagini, in quei giorni di metà ottobre Franco e Franca Basaglia dedicarono al suo cadavere, esibito “come un trofeo di caccia” sulla stampa di tutto il mondo, un breve scritto.

La seconda uccisione del Che

“Che” Guevara morto, avvertivano i Basaglia, non fa più paura al suo nemico. Può così avere inizio quella che appare loro come una seconda uccisione, il processo di consegna del suo corpo al romanticismo e al mito, destinato a farne un prodotto di consumo tra gli altri sui poster e sulle T-Shirt e a separare così la sua figura da quelle plebi sfruttate dell’America latina e dell’Africa per le quali aveva combattuto con le armi l’imperialismo americano e i suoi mercenari, e per le quali era stato da essi ucciso.

A quest’idea di un “Che” Guevara non solo ucciso dagli imperialisti ma da essi violentato dopo morto, appropriato e trasformato in un ingranaggio della loro macchina i Basaglia si ribellano, immaginando per il suo corpo morto un diverso destino: «noi vogliamo che il corpo di Che Guevara sia mortificato, violentato e offeso come lo era in vita. Vogliamo che si continui a ritenerlo il corpo della violenza, il corpo “sfacciato” della rivoluzione che continua ad esistere».
Paolo f. Peloso.

PS Mi appare una coincidenza significativa che l’unica immagine del cadavere del Che disponibile in Rete sia il manifesto del film dedicato appunto a “Che Guevara. Il corpo e il mito”

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.