26 marzo 1975, arrestata Petra Krause “la terrorista che diventò una vittima”
Per la mia generazione militante la storia di Petra Krause ha lasciato un segno profondo. Qui la racconto da due a noi assai distanti punti di vista, entrambi di accademici svizzeri: un grande esperto di strategia e sicurezza e una storica di genere
Dal 1970 al 1974 un gruppo di anarchici svizzeri ruba armi e munizioni da alcuni depositi militari svizzeri mostrando una particolare preferenza per mine e granate a mano. La distribuzione di queste armi comincia a funzionare soltanto nell’aprile del 1974 quando dall’Italia arriva l’italo-tedesca Petra Krause che ben presto diventa la leader del gruppo anarchico.Attraverso i suoi contatti il gruppo clandestino di Zurigo diventa l’indirizzo più accorsato nei circoli terroristi europei. Granate a mano e vari tipi di mine sono distribuiti in quantità industriali, ad esempio alle Br e alla Raf. Un fucile di precisione e una machine pistole finlandese sono trovati tra le rovine dell’ambasciata tedesca di Stoccolma dopo un assalto di terroristi tedeschi il 24 aprile del 75. Mine furono fornite anche ai terroristi greci. Il 26 marzo 1975 la polizia di Zurigo arresta Petra Krause a Bellevue Platze. Sarà detenuta 28 mesi.
Con tre scioperi della fame, un tentativo di evasione, il rifiuto di fare attività fisica e mezzi legali più volte ottenne il rinvio del processo. Come risultato delle accuse di gruppi femministi, donne parlamentari e stampa italiani, che la Svizzera stava violando i diritti umani, Petra Krause fu letteralmente elogiata per la sua detenzione e il 15 agosto 1977 fu estradata in Italia senza processo. Rimase in prigione 5 giorni. L’anno dopo fu prosciolta a Napoli per mancanza di prove: poi visse per alcuni anni a Parigi. I suoi tre complici furono arrestati, confessarono e furono condannati.
FONTE: Albert A. Stahel Switzerland and His Control in Western Response to Terrorism
Gli anni ’70 furono l’era del terrorismo di sinistra nell’Europa occidentale. I gruppi armati hanno condotto una lotta contro il capitalismo. Gli obiettivi della Red Army Faction (RAF) e della Brigata Rossa furono la rivoluzione mondiale e l’istituzione di una società “giusta”. I rivoluzionari antifascisti erano attivi anche in Svizzera. Nel 1975 la polizia ha arrestato il “Gruppo Petra Krause”. Petra Krause era una giovane anarchica di doppia nazionalità italiana e tedesca. Dopo aver preso parte a un incendio doloso in Italia [in realtà aveva prestato la sua auto a Carlo Fioroni che l’aveva usato a insaputa di lei per un attentato contro la Face Standard nell’anniversario del golpe cileno, a opera della rete illegale di “Rosso”, ndb] era fuggita in Svizzera. Qui, si era alleata con anarchici zurighesi e aveva continuato la sua lotta, rubando armi dai depositi dell’Esercito svizzero per passare a compagni di mentalità affini nell’Europa meridionale. Krause trascorse quasi tre anni in isolamento prima di essere estradata a Roma nel 1977. Ha fatto lo sciopero della fame tre volte in Svizzera per cercare di ottenere le seguenti richieste: l’abolizione della detenzione in isolamento per tutti coloro che sono detenuti in attesa di processo, il permesso di poter fare esercizio fisico nel cortile della prigione per un’ora ogni giorno e il diritto di scegliere il proprio medico. Questi scioperi della fame si sono rivelati una fonte importante di polemiche nei media svizzeri. Proprio come è nata questa polemica è stato indagato dalla storica Dominique Grisard del Centro per gli studi di genere dell’Università di Basilea.
La centralità della questione di genere
La tesi di dottorato di Grisard, pubblicata nel 2011, tratta “La storia di genere del terrorismo di sinistra in Svizzera” e considera l’aspetto di genere del caso Krause come la chiave di tutto. Da una parte c’è una donna che sta diventando sempre più fragile e che pesa solo 35 chili alla fine del suo terzo sciopero della fame, che dura dal 19 giugno al 16 luglio 1976. Krause è sopravvissuta ad Auschwitz da bambino, e quando diventa adulta ha fatto ricorso a mezzi violenti, implicitamente “maschili” per attaccare lo stato. Dall’altra parte c’è lo stato svizzero, essenzialmente un club maschile secolare che richiede l’obbedienza da tutti i suoi membri, e che nel 1971 si era solo degnato di offrire diritti politici alla sua popolazione femminile cinque anni prima.
Krause è stato sostenuto da gruppi femministi e di sinistra, e Grisard crede che sia stata vista come una minaccia per l’ordine binario dei sessi. Con il suo corpo – il corpo di una donna, emaciato dalla prigione e dalla fame – rese visibile la vulnerabilità repressa del cittadino maschio e la sua dipendenza dallo stato.
Percezioni mutevoli
Questo cambiamento nelle percezioni è sorprendente, afferma Grisard. La prima Krause era una terrorista, qualcuna raffigurata come una perpetratrice irrazionale che usa il suo corpo come arma. Ma poi è stata stilizzata come una fragile vittima. “La stampa di sinistra ha visto il suo corpo come vittima dell’oppressione statale, mentre la stampa di destra l’ha visto come un mezzo di ricatto”, dice Grisard. Di fronte al concetto di “terrorismo” nella forma del corpo emaciato di una donna, il pubblico generale è instabile, perché questo sembra offuscare la demarcazione convenzionale tra la forza legittima dello stato e la forza illegittima dei terroristi. La figura di Petra Krause è stata trasformata da un colpevole capriccioso in una vittima vulnerabile, mentre la nozione di uno stato sovrano che protegge i suoi cittadini dai terroristi è stata sempre più sostituita dall’immagine di uno stato impotente che ferisce coloro che gli sono stati affidati.
Lo sciopero della fame di Krause ha avuto un impatto reale? Difficilmente, dice Grisard. Diverse domande sono state poste in parlamento sulle condizioni carcerarie, ma non sono state modificate le leggi. Tuttavia, Krause raggiunse un certo miglioramento nelle condizioni della sua prigionia. Prima delle sue proteste, era stata molestata in prigione, a quanto pareva che gli fossero stati negati i tamponi dalle guardie quando lei li aveva richiesti. Ma le sue azioni non hanno comportato cambiamenti nella pratica della detenzione in isolamento.
FONTE: Urs Hafner The terrorist who became a victim (Da “Horizons” n ° 106, settembre 2015, organo della Fondazionale nazionale svizzera delle scienze). Immagine: © Keystone / AP Photo / Gianni Foggia
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