29 marzo 1977: le Ucc gambizzano Morgera, direttore del Poligrafico di Stato
Il 29 marzo 1977, a Roma, è gambizzato il direttore generale della Zecca e del Poligrafico dello Stato, Vittorio Morgera. L’azione è rivendicata dalle Unità Comuniste comuniste, una formazione attiva da un anno nel Centro Sud, ed è motivata nel quadro di una campagna contro il lavoro nero (in questo caso svolto dai detenuti in alcuni carceri). Morgera morirà pochi anni dopo, nel 1984, per le conseguenze di un ictus.
Intorno alla metà del 1976, in seguito allo scioglimento delle Formazioni Comuniste Armate (FCA), alcuni militanti provenienti da queste ultime, collegandosi ad altri provenienti dall’area della rivista Senza Tregua e dal Collettivo Campo dei Fiori di Firenze, danno vita alle Unità Comuniste Combattenti. I principali quadri militari della FCA, a cominciare dal leader riconosciuto Valerio Morucci, decidono invece di aderire alle Brigate Rosse, irrobustendo la nascente colonna romana: le br non prevedono ingressi di organizzazione e quindi il gruppo armato si deve sciogliere e i singoli membri aderire individualmente
Secondo un militante “pentito” di Prima Linea: “Nei mesi dell’estate del 1976, dall’area facente capo alle Formazioni Comuniste Armate, si verifica un’altra scissione dalla quale nascono le Unità Comuniste Combattenti. In questo nuovo gruppo entrano militanti che facevano parte delle strutture militari dell’area politica delle FCA , dei Comitati Comunisti per il Potere Operaio e di Linea di Condotta. Ciò a Milano, Firenze e Roma, ma non a Torino. Di fatto, a Roma, per effetto di tale scissione, l’area dei Comitati Comunisti per il Potere Operaio scompare”. I due Comitati Comunisti attivi a Roma Nord (Monte Mario) e a Roma Est (Centocelle), alla vigilia del 1977, mantengono una propria struttura autonoma, sotto la sigla di Comitati comunisti per la dittatura proletaria e la leadership politica di Luigi Rosati e di Giancarlo Davoli.
Le UCC sviluppano la loro maggior presenza tra l’estate 1976 e l’estate 1977. Loro obiettivi privilegiati sono gli “strumenti del comando capitalistico sul lavoro” e le organizzazioni industriali della piccola e media impresa, alle quali viene attribuita una grande responsabilità nella formazione e nella gestione del mercato del lavoro nero. Tra gli “strumenti”, nelle loro azioni come nei loro documenti, occupano un posto di rilievo i calcolatori elettronici, definiti: “la più alta concentrazione della intelligenza del comando economico e politico del capitale sul lavoro”. Le UCC hanno mostrato una certa attenzione anche alle implicazioni dello sviluppo industriale in relazione al proletariato meridionale. Una progettualità tutta interna, quindi, alla frazione più radicale dell’operaismo italiano ma con una certa vena populista: in occasione della prima azione elcatante, il sequestro del commerciante di carni Giuseppe Ambrosio (Roma 14-6-76) il riscatto chiesto è una distribuzione gratuita di carne nei quartieri popolari.
Tra le principali azioni rivendicate:
– aggressione all’onorevole Di Giesi del PSDI (errore di persona, essendo, il vero obiettivo, un altro onorevole del PSDI) (Roma 10-11-76);
– sabotaggio del centro di calcolo Datamont, della Montedison (Milano 19-12-76);
– ferimento del direttore generale del Poligrafico dello Stato, Vittorio Morgera (contro il lavoro nero dei carcerati) (Roma 29-3-77);
– irruzione negli uffici della Tecnotessile. Viene incendiato il laboratorio d’analisi (Prato (FI) 29-3-77);
– irruzione alla sede dell’Associazione fiorentina delle piccole e medie industrie (Firenze 29-3-77);
– irruzione al Centro di Calcolo dell’università (Roma 10-6-77);
– perquisizione e danneggiamento della sede dell’Intersind (Palermo 1-7-77).
A partire dal luglio 1977, sotto la spinta del movimento del ’77 le UCC subiscono un processo di frantumazione irreversibile. Per un certo periodo la sigla viene contesa da gruppi diversi che tuttavia si dedicano esclusivamente ad attività di autofinanziamento. Successivamente alcuni militanti abbandonano l’organizzazione e chiudono la loro esperienza armata, mentre altri partecipano ad altre esperienze organizzative.
Formalmente, secondo la testimonianza processuale di un loro militante, le UCC cessano di esistere nel febbraio del 1979. I giudici, tuttavia, contesteranno la banda armata fino al dicembre del 1979 per attività svolte nelle città di Alessandria e Napoli da una rete militante estranea all’esperienza delle Ucc in cui erano confluiti alcuni militanti.
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