Delitto Rostagno, c’è ancora chi ricicla la leggenda su Curcio che scagiona la mafia

E’ giunto alle fasi terminali il processo contro i presunti autori dell’omicidio di Mauro Rostagno. Alla sbarra, dopo una tormentata vicenda che ha visto accusata persino la sua compagna, sono due mafiosi. Il 17 aprile, nella sua rubrica sul Foglio e facendo seguito a un precedente articolo del giorno 16, Massimo Bordin, ha segnalato l’inquietante presa di posizione delle due più autorevoli firme del Fatto quotidiano in tema di Antimafia, la premiata ditta Rizza e Lo Bianco:

Nel processo per l’omicidio di Mauro Rostagno non c’è nessuna prova contro i due mafiosi imputati, la perizia della difesa è stata smantellata dal perito dei mafiosi, il delitto resta un mistero legato ai traffici di massoneria, servizi deviati, traffico d’armi. Questa la sintesi fedele dell’articolo di Rizza e Lo Bianco sul Fatto che fissa la posizione del giornale alla vigilia dell’ultima fase del processo, ora in corso. Ottenere la condanna dei mafiosi è irrilevante. Il corpo di Rostagno trafitto dai pallettoni e accasciato sul volante della Duna, secondo i due giornalisti, è solo “un segmento” della storia. C’è ben altro: un filmato che documenta un traffico d’armi da una base della Gladio, girato da Rostagno. Il filmato non c’è, per la verità Rostagno non risulta averne parlato a nessuno ma un signore presentatosi come ex corrispondente dell’Unità da Hollywood – non scherzo ha detto proprio così – ha raccontato di averlo visto. Tanto basti. E poi occorre tener conto di quel che dice un altro signore che sostiene di aver sentito Rostagno molto polemico coi suoi ex compagni di Lotta Continua. Viene ucciso poco dopo i mandati di cattura per l’omicidio Calabresi, come escludere che un commando di amici di Sofri abbia voluto tappargli per sempre la bocca? Anche questo viene ipotizzato nell’articolo citato, i cui autori del resto, al momento dell’inizio del processo avevano argutamente intitolato un fascicolo ad hoc, con adeguata intervista ad Antonio Ingroia, “Pista Continua”. Altro che mafia. Non vale parlare di “macchina del fango”, non solo perché l’espressione è stata inventata da altri per altri ancora, ma soprattutto perché possono venire in mente materiali ancora meno nobili.

A dar forza a questo fronte neo-scettico  arrivano due ricercatori di chiara fama e di indiscussa identità antimafiosa (Giuseppe Casarubbea: il blogger che ospita l’articolo, pubblicato lo scorso 3 aprile) e antifascista (Claudia Cernigoi: l’autrice di “Movimenti rosso-bruni in Italia“), per altro al termine di un testo centrato su tutt’altre questioni, in cui si rilancia la leggenda metropolitana che vuole Renato Curcio scagionare la mafia dall’accusa di aver ucciso Rostagno:

L’inchiesta identificò dei presunti killer, legati ad un clan mafioso, ma le indagini (al momento in cui scriviamo non si è ancora giunti ad una verità giudiziaria) si allargarono anche nei confronti del “socio” di Rostagno nella comunità, Francesco Cardella, che fu accusato di traffico d’armi; furono poi indagati i dirigenti socialisti Bettino Craxi e Claudio Martelli per avere cercato di depistare le indagini (e noi ricordiamo che Sofri al momento dell’arresto era uno dei collaboratori di Martelli). C’è poi la dichiarazione di Renato Curcio, che ben conosceva Rostagno fin dai tempi dell’Università a Trento, nell’intervista rilasciata nel 1993 Frigidaire, che il delitto non era “imputabile alla mafia”, bensì a ragioni “inconfessabili” e “impossibili da raccontare”, ed il boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, gli avrebbe detto, in carcere a Favignana, che l’assassinio di Rostagno “non è cosa nostra ma cosa vostra” (cfr. Paolo Cucchiarelli, op. cit.. p. 609).

Dichiarazione che però Renato Curcio si è ben guardata dal fare. Come ricorda, in maniera puntigliosa Paolo Brogi, in un articolo sul suo blog del 15 marzo 2012:

Paolo Cucchiarelli, giornalista, dovrebbe sapere che le notizie giudiziarie hanno un banco di prova molto preciso, gli atti in proposito. Li ha letti? Ha letto cosa risponde Renato Curcio all’autorità giudiziaria? Sa di che cosa sta parlando, oltre al fatto – di per sé piuttosto ignobile visto che è costruito sul nulla – di attribuire agli ex compagni di Rostagno (e cioè a Lotta Continua) il suo omicidio? Ma che sarà mai… Una volta preso l’abbrivio Cucchiarelli scrive a briglia sciolta. Fermiamoci qui. E ripassiamo la materia: la deposizione che Renato Curcio a metà del 1996 rese al procuratore Gianfranco Garofalo di Trapani. Il verbale, il “ verbale di sommarie informazioni” con cui la Procura di Trapani acquisì le risposte da parte di Renato Curcio è del  31.7.1996. Il  verbale porta il numero di registro 339/96 Rg mod 21, è stato redatto a Roma presso gli uffici del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, presenti il procuratore G.Garofalo, il sostituto A.Rovida e il dirigente Digos della Questura di Trapani G. Pampillonia. Ed è, caro Cucchiarelli, agli atti processuali del processo in corso a Trapani nei confronti dei mafiosi Vincenzo Virga e Vito Mazzara come imputati dell’omicidio Rostagno, un processo giunto alla 25° udienza e di cui Cucchiarelli sembra non sapere. Ma cosa si legge nel verbale? Ecco: “Non risulta al vero – risponde Renato Curcio a una precisa domanda in proposito – che io sia stato avvicinato in carcere da Agate Mariano che mi avrebbe, nell’occasione, detto che l’omicidio di Mauro non era cosa che riguardava la mafia. Ritengo di non averlo mai incontrato o, quantomeno non lo conosco personalmente”.

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

23 commenti su “Delitto Rostagno, c’è ancora chi ricicla la leggenda su Curcio che scagiona la mafia

  1. Caro Tassinari, come hai giustamente fatto notare, l’articolo si basava su tutt’altro, e l’accenno alle dichiarazioni di Curcio (che ho messo in dubitativo, tra l’altro, limitandomi a fare riferimento ad un’intervista pubblicata nel 1991 ed al testo di Cucchiarelli) era solo per completare le variegate contraddizioni che hanno contraddistinto le indagini sull’omicidio Rostagno. Nessun “rilancio di leggenda metropolitana”, dunque, ma semplice “rassegna stampa” delle cose che furono scritte sull’argomento. Aggiungo che l’articolo citato (“Dai Provos a Trapani, passando per piazza Fontana”) ha, peraltro, scatenato le ire di Melchiorre Gerbino, che ha pubblicato alcuni ignobili articoli contro di me e di Casarrubea, dove le espressioni meno gravi da lui postate sono l’accusa di essere “spie dei servizi segreti”.

    • Cara Cernigoi,
      resto convinto che quel riferimento al caso Rostagno era inutile e fuorviante, non aggiungendo né togliendo niente alla sostanza dell’articolo.
      Sia chiaro comunque che ho fermamente condannato gli attacchi subiti da te e dal “padrone di casa”. Come potrai facilmente verificare nel mio aggregatore di notizie “scoop.it/giornalai” ho ripreso il pezzo di articolo21, aggiungendovi questo commento:
      Era un brutto articolo, in cui era stata infilata una chiosa finale su Rostagno decisamente improvvida, ma non esiste proprio questo livello di attacco. Solidarietà a Casarubbea e a Cernigoi.
      Solidarietà che mi fa piacere ribadirti in questa occasione.
      Per il resto, anche se so che tu non hai mai condiviso alcune mie scelte di metodo (sul contronto e il diritto di parola dei e con i fasci) non posso che riconoscere pubblicamente che sei sempre stata corretta nell’usarmi come fonte (cosa che hai fatto spesso e volentieri). E di questo ti ringrazio

      • non posso che ringraziare per la solidarietà, aggiungendo che il fatto di non condividere scelte politiche non significa non apprezzare il lavoro altrui, però mi piacerebbe sapere perché è “brutto” l’articolo sui Provos eccetera, al di là della “chiosa” (che comunque, ripeto, ho fatto per completezza di ricerca)

        • Hai ragione. Non è brutto l’articolo. E’ la chiosa (che resto convinto non ci azzecca proprio) che ha condizionato il mio giudizio…

      • Claudia Cernigoi è una rispettabile opinionista quando si parla di rosso-bruni, ma ricordo una sua superficiale (e deplorevole) presa di posizione contro il prof. Nolte (in cui si pretendeva di giudicarne l’opera a partire da quanto afferma … Wikipedia).

        • Confermo che anni fa ho preso posizione contro l’invito fatto a Ernst Nolte di relazionare in merito alla caduta del muro di Berlino, in una iniziativa istituzionale. E’ anche vero che mi sono basata, per “sintetizzare” le sue posizioni, su quanto scrive Wikipedia, ma non ho basato la mia critica solo su quello. E’ anche vero però che, mentre questo articolo è stato pubblicato in internet, poi non è finito in rete l’articolo in cui relazionavo in merito all’intervento di Nolte, che pur essendo stato presentato come storico non aveva parlato di storia, nell’occasione, ma si era limitato a fare un intervento politico meramente anticomunista, senza fare alcuna analisi storica od economica. Resto pertanto dell’opinione che il professor Nolte come storico sia un po’ come il vestito dell’imperatore, accusato di “negazionismo” dagli antifascisti, in base a questo si è fatto un nome nell’ambiente opposto pur non avendo di che.

          • gentile dr. cernigoi,
            a parte Wikipedia (nota fonte sionista)
            potrei sapere se ha mai letto un libro di nolte?

  2. Dunque il mitomane Melchiorre Gerbino è arrivato anche qui. Ho già avuto modo di segnalare che tale sedicente leader della contestazione, ha riempito le caselle di posta elettronica di un sacco di gente con messaggi di insulti, offese e minacce nei confronti della sottoscritta e dello storico Giuseppe Casarrubea, in quanto “reo” di avere dato spazio al mio articolo sopra citato.
    Aggiungo che mentre nei confronti di Casarrubea il Gerbino si è espresso in maniera “semplicemente” aggressiva (gli consiglia di tacere se non vuole ritrovarsi con una pietra in bocca, il simpaticone), nei miei confronti si è dimostrato ancora più ributtante, perché, da buon maschilista mitomane (o forse perché la sua età, se pur non ancora veneranda, è quella in cui troppi uomini cresciuti con l’idea che il sesso è l’unica cosa che conta nella vita, si sentono in dovere di sparpagliare la propria presunta virilità per esorcizzare il momento inesorabile del declino), se la prende con la mia immagine fisica (nella sottocultura maschilista la donna si giudica non per quello che esprime, ovviamente, ma solo se è “chiavabile” o no – e mi scuso per la volgarità, che non mi è propria ma nella fattispecie è generata dagli scritti di Gerbino).
    Così secondo Gerbino, io sarei una persona che “scheda” i filorussi per passarne i nomi alla CIA, e pertanto segnala il mio nome ai servizi di Putin: forse perché mi facciano fuori? e così pure sostiene che io, essendo pagata dal Mossad (ma anche dai servizi vaticani, non ha ancora deciso, il Gerbino) porto la kefiah per confondere gli altri dato che vedrei volentieri “sterminato” il popolo palestinese. Cosa del tutto falsa, come possono testimoniare tutti coloro che mi conoscono veramente (si chieda alla Digos, per tagliare la testa al toro!), ma mentre per Casarrubea, che è maschio, la minaccia rimane fine a se stessa, per me, che sono donna, la minaccia deve essere accompagnata allo sfregio delle sue valutazioni sul mio aspetto fisico (che peraltro il tizio – scusate, non me la sento di chiamarlo signore, data la fogna che esprime con la sua tastiera – non conosce). Se non gli piaccio, non guardi le mie foto. Io non guardo le sue, perché è una persona che mi fa ribrezzo al di là del suo, pur infelice, aspetto fisico, perché una persona che si esprime come fa costui è marcia dentro, fino al midollo, forse le sue sono solo millanterie, forse non è in grado di fare altro che spargere letame ed infamia via mail e su un sito, ma come posso io sapere che non ha davvero l’intenzione di farmi fuori mediante questa sua campagna diffamatoria nei miei confronti? o che, sobillato dalle sue schifose ed infamanti parole, l’esagitato di turno non decida di colpirmi, in quanto “spia”?
    Ma cosa ha dato tanto fastidio a Gerbino del mio articolo? Forse il fatto che io abbia definito “sconclusionato” il suo scritto “Gesù Bambino mi volle terrone”, testo in cui si vede come l’autore non abbia altro pensiero nella propria mente che il sesso, dato che lo identifica come unico modo per contrastare il predominio delle gerarchie vaticane, e di conseguenza ho valutato non attendibili le sue dichiarazioni su come si sarebbe presentato il cadavere del direttore della Terziaria, l’editore Gianfranco Monti, del quale sempre Gerbino ritiene che sia stato assassinato proprio per impedire la pubblicazione del suo “fondamentale” documento pseudopolitico.
    Oppure la circostanza che gli dà fastidio è la ricostruzione, dalle sue stesse dichiarazioni, dell’avvicinamento dell’infiltrato fascista Nino Sottosanti al circolo anarchico di Pinelli tramite il milieu di Mondo Beat, la rivista fondata da Gerbino?
    Ma se sono queste le cose che non gli piacciono, le dica e se ne discuta da persone normali, invece di dare una dimostrazione di sé di cui può solo vergognarsi, in quanto indegna di stare in un consesso civile.
    Ho già presentato querela nei suoi confronti, ma conoscendo i tempi biblici della giustizia italiana sono obbligata a rispondere alle sue infamie dovunque egli le pubblichi, come in questo blog.

  3. Gli agenti dei servizi segreti Claudia Cernigoi e Giuseppe Casarrubea hanno pubblicato, contemporaneamente(!), un articolo mistificatorio su di me, “Dai Provos a Trapani passando per Piazza Fontana”, allo scopo di gettare ombre sulla mia figura di leader storico del Movimento Mondo Beat e di riscattare la figura di una spia loro associata, Giovanni De Martino, sedicente Gianni De Martino.
    E siccome sono pure gentuzza, la Cernigoi e il Casarrubea non mi hanno consentito di pubblicare posts direttamente nei loro siti, Cernigoi pubblicando l’articolo “Dai Provos a Trapani passando per Piazza Fontana” senza corredarlo di blog (furba!), Casarrubea dichiarandomi in una e mail che non voleva intrattenersi con me nel suo blog.
    Costoro, che si esaltano a vicenda, dandosi l’un l’altro titoli romboanti di “studiosa friulana” e di “storico siciliano”, avevano fatto i conti senza l’oste! Avevano creduto di potermi attaccare impunemente!
    A volere usare termini da maschilista, per compiacere la Cernigoi che mi accusa di essere tale, ora che la Cernigoi “se lo sente in culo”, dichiara, a proposito del suo articolo e riferendosi a me “se sono queste le cose che non gli piacciono, le dica e se ne discuta da persone normali”.
    Troppo tardi, Signora, discuta con i pari suoi!
    http://www.melchiorre-mel-gerbino.com/Pagine/Claudia_Cernigoi.htm

    • Gerbino, grazie a Dio io pari sua non sono, sono una persona civile. Lei continui pure a dimostrare che razza di fogna riesce ad esprimere, si faccia conoscere per quello che è. Intanto le querele sono state presentate, possiamo sempre aggiungere altro materiale, stia tranquillo.

    • Gerbino, poiché chiede ospitalità nel mio blog, non abusi della mia idea assai libertaria del diritto di opinione. Quindi per il futuro eviti offese personali.

    • Cernigoi, anche Zerbino ha diritto di espressione in questo blog … Poi quando imparerà a scrivere correttamente il cognome delle persone con cui polemizza avrà lo stesso trattamento …

  4. Dopo la condanna per diffamazione emessa dal giudice monocratico Ombretta Malatesta della X sezione del Tribunale penale di Milano, che in data 18 luglio 2014 ha condannato Melchiorre Gerbino a milleduecento euro di multa, al pagamento delle spese di giudizio e a una provvisionale di euro settemila, il giudice per le indagini preliminari sugli ulteriori procedimenti penali in corso ha praticamente deciso che l’imputato sig. Melchiorre Gerbino è un offensore incapace di intendere e di volere. Cfr. Ordinanza Tribunale penale di Milano depositata in data 22 maggio 2015.

  5. Salve Claudia Cernigoi,
    ho letto il suo interessante articolo “Movimenti rosso-bruni in Italia”: https://casarrubea.wordpress.com/2014/04/03/movimenti-rosso-bruni-in-europa/
    Posso farle un’osservazione?
    All’inizio dell’articolo, lei nomina alcuni personaggi della destra, non solo italiani: Regis Debray, de Benoist, De Turris e il prof. Claudio Mutti.
    Dal contesto sembrerebbe di capire che per lei Mutti sarebbe peggiore dei personaggi citati prima di lui.
    Se questo è il caso, vorrei dissentire, nel senso che, ad esempio, non mi pare proprio che un fiduciario della Golden dawn come Gianfranco De Turris possa essere considerato meno inquietante del prof. Mutti. De Turris infatti curò a suo tempo, insieme a Sebastiano Fusco, la prima edizione italiana dei testi magici di quella setta: https://books.google.it/books?id=jMOmDkY4a68C&pg=PA4&lpg=PA4&dq=de+turris+golden+dawn&source=bl&ots=LjVOb6BCRA&sig=RijynvBoVh9WB66MPvZa6pkWZYY&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=de%20turris%20golden%20dawn&f=false
    Ora, non penso proprio che i dirigenti di un’organizzazione iniziatica elitaria (e fanatica) come quella affidino i propri “sacri testi” a dei meri profani che non abbiano a loro volta delle “qualifiche” iniziatiche (qualifiche beninteso compatibili con la loro visione del mondo).
    Quindi, il dr. De Turris, chiamato a suo tempo in causa da Gad Lerner per il caso Casseri, non mi pare proprio che possa ispirare più fiducia, anche se a prima vista sembra sicuramente meno sulfureo, del prof. Mutti.

    • Gentile Signor Carancini, la ringrazio per le informazioni di cui ovviamente terrò conto nel caso di un mio ulteriore studio sulla Golden Dawn (peraltro il testo mi era noto). Mi spiace che il mio “spicca” riferito alla presenza di Mutti sia considerato come un giudizio negativo nei confronti del suddetto rispetto alle altre persone citate, la scelta del termine era dovuta semplicemente al fatto che Mutti, per la sua storia politica ed intellettuale, è persona molto più nota in Italia che non i Debray, De Turris e lo stesso de Benoist. Mai peraltro parlato di fiducia nell’uno o nell’altro commentatore, nell’ambito peraltro di un articolo che sviscerava altri fatti collegati all’editoriale Asefi, e non toccava le competenze degli autori da essa pubblicati.

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