13.9.80/1: la morte di Giuseppucci, “unico capo della banda della Magliana”

La morte di Giuseppucci, “l’unico vero capo della banda della Magliana, in tre brevi brevi citazioni: Misteri d’Italia di Sandro Provvisionato, una testimonianza di Massimo Carminati nell’inchiesta Terra di Mezzo, un articolo del magistrato Otello Lupacchini

Misteri d’Italia sulla morte di Giuseppucci

Era detto prima “Er fornaretto” ed in seguito “Er Negro” per il colore scuro della sua carnagione. Franco Giuseppucci è nato a Roma il 3 marzo 1947 ed è morto, sempre a Roma. Lo ha ucciso da un componente della famiglia Proietti, il 13 settembre 1980, mentre usciva da un bar di Trastevere . Un occhio di vetro a causa di un incidente stradale, cultore di orpelli fascisti, fanatico giocatore nelle bische e negli ippodromi. Giuseppucci, originario del quartiere della Magliana, è stato tra i fondatori della banda della Magliana. Sua l’idea del sequestro Grazioli e del reinvestimento nel traffico della droga dei proventi del riscatto. Fu sempre Giuseppucci a tessere i rapporti con la camorra di Raffaele Cutolo e con i neofascisti. Sia con i “tramoni” di Ordine nuovo, sia con i giovani dello spontaneismo armato. Nel romanzo di Giancarlo De Cataldo, nel film di Michele Placido e nelle due fortunate fiction televisive di Sky è indicato con il nomignolo di “Er Libanese”.

L’ordinanza Terre di Mezzo

Dalla prima pagina dell’Unita, 15 settembre 1980: Carminati era stato tra i partecipanti alla rapina e gli aveva girato i traveller’s cheque

“Sono diventato, secondo loro, uno della Banda della Magliana”, continua Carminati. “mentre io ero soltanto amico. Io ero politico. Facevo politica a quei tempi. Poi la politica ha smesso di essere politica è diventata criminalità politica. Perché c’era una guerra a bassa intensità, prima con la sinistra e poi con lo Stato. C’avevo contatti con la Banda della Magliana perché l’unico vero capo che c’è mai stato Giuseppucci era un mio caro amico. Abitava di fronte a casa mia. Poi quando l’hanno ammazzato c’ho avuto una sorta di rapporti, con tutti ’sti cialtroni. Ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non mi ha mai interessato. Io schioppavo dieci banche al mese”.   
Fonte: Ordinanza di custodia cautelare inchiesta “Terra di Mezzo”

Otello Lupacchini sulla morte di Giuseppucci

Negli anni Settanta, all’Alberone, si riunivano varie “batterie” di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. Costoro affidavano le armi a Franco Giuseppucci. Le custodiva all’interno di una roulotte, parcheggiata al Gianicolo. Il nascondiglio venne, però, scoperto e sequestrato dalle forze di polizia. Arrestato per questo, “er Fornaretto”, che quando avrà arricchito il suo curriculum criminale diventerà “er Negro”, se l’era cavata con qualche mese di detenzione. La roulotte aveva un vetro rotto. Difficile, dunque, stabilire chi fosse stato a nascondervi dentro le armi.

Quelle sequestrate non erano le sole che Giuseppucci custodiva. Scarcerato, patì il furto di un maggiolone Volkswagen, con dentro un altro “borsone” di armi, affidategli da Enrico “Renatino” De Pedis. Il ladro cedette a Emilio Castelletti, socium sceleris di Maurizio “Crispino” Abbatino. E a quest’ultimo si rivolse er Negro, per reclamarne la restituzione. Fu quella, per i due, l’occasione di conoscersi. Dettero così vita, con Renatino, a una propria “batteria”. Destinata a trasformarsi in “banda”, quando decisero di sequestrare, nel 1977, il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere.

Le cause della morte di Giuseppucci

Da allora, la consorteria, che un ignoto cronista chiamò “Banda della Magliana”, divenne sempre più forte, sino a sbaragliare ogni altra formazione criminale della Capitale. Ma trovò un punto di svolta quando er Negro, il 13 settembre 1980, fu ucciso a Piazza San Cosimato, a Trastevere, con un colpo di pistola, a opera di esponenti del clan rivale dei Proietti.

Costoro, originari del quartiere romano di Monteverde, titolari di numerosi banchi del pesce e detti dunque i “pesciaroli”, oltre che di alcune case da gioco, dediti all’usura e alle sommesse clandestine, vicini, soprattutto, a Franco Nicolini detto “Franchino er Criminale”, a seguito dell’avvento della nuova potentissima organizzazione, avevano perso i privilegi che derivavano loro dal controllo del territorio, sicché si vendicarono su Giuseppucci.

Provocazione micidiale cui seguì una vendetta sanguinosa: nei due anni successivi caddero sotto il piombo della Banda Enrico “er Cane” Proietti, Orazio Benedetti, Maurizio detto “er Pescetto” Proietti e suo fratello Mario detto “Palle d’oro”. Tutto chiaro? Non proprio. Il killer del clan Proietti eliminò sì un elemento di primissimo piano della banda della Magliana, ma anche uno dei testimoni più importanti dei rapporti, in occasione del sequestro di Aldo Moro, tra delinquenza organizzata, apparati dello Stato e potere politico. La prematura morte del Negro può collocarsi dunque all’interno di un’inquietante sequenza di morti, violente o comunque sospette, apertasi nel maggio 1978, legate tutte dal medesimo filo rosso.
FONTE: Il Tempo/Otello Lupacchini, 14 settembre 2014

Per approfondire

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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