3 marzo 1947: nasce Franco Giuseppucci, “unico capo della banda della Magliana”
Misteri d’Italia
Detto prima “Er fornaretto” ed in seguito “Er Negro” per il colore scuro della sua carnagione, Franco Giuseppucci [ispirerà il personaggio di Libano in Romanzo Criminale, ndb] è nato a Roma il 3 marzo 1947 ed è morto, sempre a Roma, ucciso da un componente della famiglia Proietti, il 13 settembre 1980, mentre usciva da un bar di Trastevere . Un occhio di vetro a causa di un incidente stradale, cultore di orpelli fascisti, fanatico giocatore nelle bische e negli ippodromi, Giuseppucci, originario del quartiere della Magliana, è stato tra i fondatori della banda della Magliana. Sua l’idea del sequestro Grazioli e del reinvestimento nel traffico della droga dei proventi del riscatto. Fu sempre Giuseppucci a tessere i rapporti con la camorra di Raffaele Cutolo e con i neofascisti, sia con i “tramoni” di Ordine nuovo, sia con i giovani dello spontaneismo armato. Nel romanzo di Giancarlo De Cataldo, nel film di Michele Placido e nelle due fortunate fiction televisive DI Sky è indicato con il nomignolo di “Er Libanese”.
L’ordinanza Terre di Mezzo

“Sono diventato, secondo loro, uno della Banda della Magliana”, continua Carminati, “mentre io ero soltanto amico… io ero politico … facevo politica a quei tempi … poi … la politica ha smesso di essere politica… è diventata criminalità politica, perché c’era una guerra a bassa intensità, prima con la sinistra e poi con lo Stato. C’avevo contatti con la Banda della Magliana perché… l’unico vero capo che c’è mai stato… Giuseppucci… era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia … poi quando l’hanno ammazzato … c’ho avuto una sorta di rapporti, con tutti ’sti cialtroni, ma loro vendono la droga, io la droga non l’ho mai venduta, non mi ha mai interessato… Io schioppavo dieci banche al mese…”.
Fonte: Ordinanza di custodia cautelare inchiesta “Terra di Mezzo”
Il ritratto di Otello Lupacchini
Negli anni Settanta, all’Alberone, si riunivano varie “batterie” di rapinatori, provenienti anche dal Testaccio. Costoro affidavano le armi a Franco Giuseppucci, che le custodiva all’interno di una roulotte, parcheggiata al Gianicolo, che venne, però, scoperta e sequestrata dalle forze di polizia; arrestato per questo, “er Fornaretto”, che quando avrà arricchito il suo curriculum criminale diventerà “er Negro”, se l’era cavata con qualche mese di detenzione: la roulotte aveva un vetro rotto, difficile, dunque, stabilire chi fosse stato a nascondervi dentro le armi. Quelle sequestrate non erano le sole che Giuseppucci custodiva: scarcerato, patì il furto di un maggiolone Volkswagen, con dentro un altro “borsone” di armi, affidategli da Enrico “Renatino” De Pedis, che il ladro cedette a Emilio Castelletti, socium sceleris di Maurizio “Crispino” Abbatino. E a quest’ultimo si rivolse er Negro, per reclamarne la restituzione. Fu quella, per i due, l’occasione di conoscersi e di dar vita, con Renatino, a una propria “batteria”, destinata a trasformarsi in “banda”, quando decisero di sequestrare, nel 1977, il duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere.
Da allora, la consorteria, che un ignoto cronista chiamò “Banda della Magliana”, divenne sempre più forte, sino a sbaragliare ogni altra formazione criminale della Capitale. Ma trovò un punto di svolta quando er Negro, il 13 settembre 1980, fu ucciso a Piazza San Cosimato, a Trastevere, con un colpo di pistola, a opera di esponenti del clan rivale dei Proietti. Costoro, originari del quartiere romano di Monteverde, titolari di numerosi banchi del pesce e detti dunque i “pesciaroli”, oltre che di alcune case da gioco, dediti all’usura e alle sommesse clandestine, vicini, soprattutto, a Franco Nicolini detto “Franchino er Criminale”, a seguito dell’avvento della nuova potentissima organizzazione, avevano perso i privilegi che derivavano loro dal controllo del territorio, sicché si vendicarono su Giuseppucci.
Provocazione micidiale cui seguì una vendetta sanguinosa: nei due anni successivi caddero sotto il piombo della Banda Enrico “er Cane” Proietti, Orazio Benedetti, Maurizio detto “er Pescetto” Proietti e suo fratello Mario detto “Palle d’oro”. Tutto chiaro? Non proprio. Il killer del clan Proietti eliminò sì un elemento di primissimo piano della banda della Magliana, ma anche uno dei testimoni più importanti dei rapporti, in occasione del sequestro di Aldo Moro, tra delinquenza organizzata, apparati dello Stato e potere politico. La prematura morte del Negro può collocarsi dunque all’interno di un’inquietante sequenza di morti, violente o comunque sospette, apertasi nel maggio 1978, legate tutte dal medesimo filo rosso.
FONTE: Il Tempo/Otello Lupacchini, 14 settembre 2014
Giuseppucci non aveva un occhio di vetro, questa è una grande fesseria.