22 agosto 2020 muore Mario Marano: uccise Tobagi con Barbone

Il pentito Mario Marano è morto il 22 agosto 2020, all’età di 67 anni. Faceva parte della Brigata 28 marzo. Insieme a Marco Barbone uccise materialmente il giornalista Walter Tobagi, la mattina del 28 maggio 1980. Furono loro due, mentre gli altri della banda avevano compiti di copertura, a rincorrere brevemente Tobagi appena uscito di casa . Poi spararono con una calibro 9 e una calibro 7,65.
Sulla meccanica degli ultimi istanti, sulla paternità di quell’ ultimo colpo sparato alla schiena di Tobagi già disteso a terra, si accese durante il processo di primo grado una disputa fra Barbone e Marano. Qui l’agghiacciante testimonianza di Marano sull’esecuzione del giornalista.
Lo scontro con Barbone
Il “francese” non aveva ancora vestito i panni del pentito. Quando, fra il primo e il secondo processo, percorse fino in fondo la strada della collaborazione con i magistrati, anche la controversia con il suo ex compagno Barbone si appianò. Subito dopo il suo arresto con gli altri, nell’ ottobre 1980, Marano era stato fra i più accesi nel respingere le accuse di Marco Barbone e di Paolo Morandini, morto nell’autunno 2018.
Un pentimento scrauso
Marano uscì dal carcere di Bergamo agli inizi del 1986 per un cumulo di benefici giudiziari. Erano decorsi i termini di carcerazione preventiva per il processo alle Unità combattenti comuniste, dove lo avevano condannato a 11 anni. Per Tobagi aveva avuto in appello 12 anni, due condonati, e aveva ottenuto la libertà avendo scontato metà pena. I primi a scarcerarlo erano stati i giudici milanesi che istruivano il procedimento nato dalle sue confessioni.
Un processo nato decisamente loffio. Essendo arrivato tardi al pentimento, infatti, aveva potuto offrire poca “roba fresca”. Aveva lavorato molto di rimasticatura e riesumando episodi minimi. Ne parlavamo qualche giorno fa. A proposito delle sue accuse de relato a Enza Siccardi, l’anarchica compagna di Gianfranco Faina. La donna fece quasi due anni di carcere duro prima di essere assolta. Sono morti a distanza di 15 giorni.
La banda dei pentiti
Non a caso, infatti, nel 1986, a meno di sei anni dalla morte di Tobagi, della Brigata 28 marzo uno solo era rimasto in carcere. Francesco Giordano era il solo che non si fosse “pentito”. Pur avendo manifestato segni di autocritica, aveva scelto di non collaborare. Manfredi de Stefano era morto nel carcere di Udine per malattia. Gli altri tre erano già tutti liberi: Marco Barbone, Paolo Morandini e Daniele Laus.
Nella Brigata 28 marzo, capitanata dal giovanissimo Barbone, il “francese” era entrato insieme con il suo amico Francesco Giordano, detto “Cina” per gli occhi a mandorla. Erano stati entrambi in Lotta Continua, poi insieme avevano militato nelle Unità combattenti comuniste, formazione che agì prevalentemente al Centro-Sud, e che venne “esportata” verso Milano dall’ ancora oggi latitante Guglielmo Guglielmi.
Nemici? I giornalisti
Dall’ incontro con Barbone, con Morandini e con gli altri nacque Guerriglia Rossa, gruppetto che cominciò a sviluppare un particolare interesse per il mondo dei giornali. Dopo la strage di via Fracchia, a Genova, quando i carabinieri del generale Dalla Chiesa uccisero in una sparatoria quattro militanti delle Brigate rosse, il gruppetto di Barbone e compagni scelse quella data, 28 marzo come bandiera. L’ attenzione verso la stampa, dopo il progetto di uccidere il giudice Guido Galli “anticipato” da Prima Linea, si accentuò.
Il 7 maggio la Brigata sparò alle gambe di Guido Passalacqua, cronista della Repubblica. Ventuno giorni più tardi l’ agguato a Tobagi, che nel mirino del terrorismo rosso era già da tempo. Il racconto di quegli anni e di quell’ omicidio che Mario Marano ha fatto dopo essere approdato da una dissociazione al pentimento completo, coincide quasi perfettamente con quello che Marco Barbone, delineò fin dal 1980.
Le rivelazioni di Marano hanno deluso quanti speravano di illuminare con le sue parole angoli ritenuti oscuri della progettazione e dell’ esecuzione dell’ omicidio Tobagi. Nulla di nuovo. Eppure anche Marano ha setacciato, dopo il pentimento, tutti gli anni della sua militanza coinvolgendo ex-compagni anche per episodi minimi.
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