12.10.88. Processo Moro ter: 26 ergastoli e 1800 anni
26 ergastoli e quasi 1800 anni di reclusione sono stati inflitti dalla seconda corte di Assise di Roma a conclusione del cosiddetto processo Moro ter. I giudici hanno riconosciuto responsabili di tutta una serie di reati commessi a Roma dalle Brigate rosse tra il ’77 e l’82 la grandissima parte degli imputati, accogliendo anche – per quel che riguarda la massima pena – le richieste del pubblico ministero Palma, che aveva sollecitato il carcere a vita per 29 persone. La sentenza è stata letta in aula dal presidente della corte dr. Sorichilli che ha impiegato oltre 5 ore e mezzo (con una breve pausa) per completare il dispositivo.
Le condanne
Il carcere a vita è stato inflitto in particolare a Barbara Balzerani, Giovanni Senzani, Rita Algranati, Vittorio Antonini, Susanna Berardi, Roberta Cappelli, Marcello Capuano, Alessio Casimirri, Renato di Sabbato, Eugenio Pio Ghignoni [sarà poi assolto in appello, ndb], Carlo Giommi, Vincenzo Guagliardo, Maurizio Jannelli, Cecilia Massara, Paola Maturi, Franco Messina, Luigi Novelli, Alessandro Padula, Remo Pancelli, Alessandro Pera, i fratelli Marina e Stefano Petrella, Nadia Ponti, Pietro Vanzi, Enrico Villimburgo e Paolo Sivieri per il quale peraltro il pubblico ministero Palma aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove e che invece è stato riconosciuto responsabile dell’omicidio dell’agente di custodia Raffaele Cinotti. Il condannato a sorpresa si toglierà la vita appena tre mesi dopo
Per restare nell’ambito delle condanne specifiche più importanti i giudici della corte d’assise hanno irrogato una pena di 30 anni a Mario Moretti (nei cui confronti non era stato contestato alcun fatto di sangue), Natalia Ligas, Manuela Villimburgo – sorella di Enrico – mentre 17 anni e 6 mesi sono stati inflitti a Prospero Gallinari. Da rilevare ancora i 22 anni dati all’ex centralinista della Camera Giovanni Alimonti (arrestato con Villimburgo in Francia), i 10 anni di reclusione all’avvocatessa Giovanna Lombardi – per reati associativi – e i 12 anni e un mese all’ ex senatore socialista Domenico Pittella che curò nella clinica di Lauria la Ligas rimasta ferita nell’attentato contro l’ avv. Antonio De Vita.
Le assoluzioni
Ventidue sono stati gli imputati assolti con varie formula o prosciolti con differenti motivazioni comprendenti anche l’amnistia, la prescrizione o la non punibilità; tra questi vanno annoverati i giornalisti dell’Espresso Bultrini e Scialoia (per il primo è stato dichiarato il ”non doversi procedere” per ritrattazione della falsa testimonianza, per l’altro l’amnistia) coinvolti nel processo per aver pubblicato un’intervista alle Br nel periodo in cui tenevano prigioniero il giudice Giovanni D’Urso.
Le condanne, a parte l’ergastolo, sono state inflitte per periodi varianti da 30 anni a pochi mesi di reclusione ma nella sentenza è stato tenuto conto sia della legge sui pentiti sia su quella sui dissociati entrata in vigore nel febbraio dello scorso anno. Al riguardo tuttavia va detto che mentre Valerio Morucci ha avuto solo tre anni (già espiati), Antonio Savasta ed Emilia Libera hanno ricevuto un trattamento diverso: a entrambi infatti sono stati inflitti 10 anni pur nella continuazione dei reati loro contestati nel processo Moro dove ebbero rispettivamente 16 e 15 anni di carcere.
Ventotto mesi di processo
La sentenza odierna è stata emessa dopo nove giorni di camera di consiglio; alla lunga lettura del dispositivo hanno presenziato solo qualche decina di imputati (salvo Moretti e Senzani, tra i più noti) diversi avvocati e giornalisti e uno scarso pubblico composto per lo più da parenti ed amici dei detenuti.
Il processo, durato due anni e quattro mesi, considerando anche le pause per le vacanze estive ed invernali, trae origine da una maxi-istruttoria scaturita dalle indagini incentrate sulla vicenda Moro e ha preso in esame tutta una serie di episodi attribuiti alla colonna romana delle Brigate rosse nel periodo che va dal febbraio 1977 all’inizio del 1982. Tra i principali reati contestati agli imputati – e per i quali molti dei 173 rinviati a giudizio sono stati riconosciuti colpevoli – figurano sia quelli già contenuti nel primo processo Moro (passato in giudicato) sia altri di notevole gravità.
I principali delitti
In particolare l’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi (avvenuto il 31 dicembre dell’80), il rapimento del magistrato Giovanni D’Urso (dal 15 dicembre ’80 al 12 gennaio dell’81), gli attentati ai danni dell’avv. Antonio De Vita e dell’ex vice capo della Digos Nicola Simone, alcuni omicidi tra i quali quello dell’agente di custodia Raffaele Cinotti e del commissario di Ps Sebastiano Vinci e quindi rapine, furti, detenzione e porto illegale d’armi comuni e da guerra, oltre naturalmente ai reati associativi di banda armata (costituzione, organizzazione o partecipazione a seconda dei casi) ed associazione sovversiva.
Quasi tutti gli imputati-detenuti di questo processo sono in carcere per altre condanne – essendo ormai scaduti i termini di custodia cautelare – mentre sette dei condannati oggi all’ergastolo per questo stesso motivo sono già stati scarcerati.
Le reazioni
Per concludere con le condanne singole vanno infine rilevate quella inflitta al capo storico delle Br Renato Curcio (16 anni e 10 mesi di reclusione) agli esponenti delle Ucc Paolo Cassetta e Maurizio Locusta (rispettivamente 6 e 13 anni di carcere), a Loris Scricciolo – cugino di Luigi l’ex sindacalista della Uil, la cui posizione insieme a quella della moglie Paola Elia è stata stralciata [l’assoluzione arriverà dopo un calvario giudiziario durato 20 anni, ndb] – che ha avuto 16 anni e all’altro grande pentito delle Br Enrico Fenzi che in virtù della continuazione dei reati già oggetto di condanna in un precedente processo, ha avuto solo 1 anno.
La sentenza ha registrato reazioni negative da parte dei difensori presenti lamentatisi per la gravità di certe condanne, e in proposito va detto che i giudici in più occasione sono andati al di là delle richieste formulate dal pm.
Quest’ultimo invece ha ritenuto la pronunzia odierna ”seria ed equilibrata” sottolineando come il problema del concorso degli imputati nei reati sia stato correttamente risolto dalla corte in considerazione sia dei fatti associativi che delle singole imputazioni, senza che dai primi – ha detto il dott. Palma – si facesse derivare la responsabilità per gli altri. E’ prevista in ogni caso una pioggia di impugnazioni, mentre le motivazioni della sentenza si avranno solo tra qualche tempo.
FONTE: Agi
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